Taxi abusivi: a Fiumicino il caos continua

Marzio Fianese

«Ma quale lotta all’abusivismo dei taxi all’aeroporto di Fiumicino, qui firmano i “pezzi di carta”, come l’ultima ordinanza ratificata dalla Direzione aeroportuale, che consente di mettere in pratica il protocollo d’intesa siglato due mesi fa in Prefettura, ma di concreto contro i tassisti disonesti e gli abusivi non è stato fatto ancora niente di niente». Più che una denuncia è l’ennesimo sfogo di un «pizzardone» della Squadra vetture, uno dei pochi rimasti che da anni non indossa più il casco bianco. Per svolgere il suo difficile lavoro nell’aeroporto di Fiumicino, infatti, deve girare in borghese, ma soprattutto non deve essere notato nei famigerati moli «B» e «C». È qui infatti che tutti i giorni continuano imperterriti a spadroneggiare non solo gli abusivi in cerca di turisti da truffare, ma anche una vera e propria storica combriccola di auto bianche, nota alle forze dell’ordine, che non rispetta le file, si divide le corse più convenienti e spesso rifiuta persino le corse; quando queste non vengono ritenute «appetibili».
Arrivati a questo punto, però viene quasi spontaneo porsi la seguente domanda: ovvero ma cosa può significare per un tassista (e qui non parliamo di abusivi, ma di autisti con tanto di regolare licenza rilasciata dal Comune), considerare una corsa conveniente? «Ve lo spiego io - riprende a parlare il vigile urbano che per ragioni di sicurezza preferisce mantenere l’anonimato - significa che quando capitano persone che non sono ritenute potenziali “polli” da spennare come i turisti stranieri, per lo più giapponesi e americani dai quali arrivano a pretendere fino a 150, 200 euro per condurli fino a Roma, alcuni tassisti regolari rifiutano le corse. Soprattutto quando si tratta di tragitti brevi, per fare un esempio Ostia, Fiumicino o Fregene; corse che non sono appunto convenienti. La conferma? Stiamo stilando decine di multe a certi conducenti di auto bianche per “rifiuto di corsa” che non è peraltro, un’inosservanza all’ordinanza della Direzione circoscrizionale aeroportuale meno grave di quando si procacciano abusivamente i clienti».
Lo sa bene l’ultima malcapitata, che proprio due giorni fa ha sporto formale denuncia ai vigili urbani di Fiumicino. La donna in questo caso non era un passeggero in cerca di un taxi, ma era giunta con la propria auto in aeroporto per accompagnare alcuni parenti. Lasciata l’auto parcheggiata fuori dal terminal li ha accompagnati nell’aerostazione. Ma non si è accorta delle lancette dell’orologio che andavano avanti (la sosta consentita davanti ai terminal è al massimo di 15 minuti) così quando è tornata non ha trovato più la sua vettura, nel frattempo rimossa dal carro attrezzi e trasportata in un’autorimessa di Fregene. A quel punto è iniziata la ricerca di un taxi. E fin qui nulla di strano se non fosse per il fatto che nonostante le centinaia di taxi in fila, per la donna è stato come cercare un ago in un pagliaio. Nessun conducente disposto a trasportarla fino a Fregene. Alla fine trova un’anima pia (si fa per dire), che al termine della corsa gli presenta il conto: 90 euro per una «corsa semplice» di 12 chilometri. Proprio così, avete capito bene, 180mila delle vecchie lire.

E pensare che più di due mesi, il Prefetto di Roma, Achille Serra aveva annunciato la fine di questo Far West entro Pasqua, in concomitanza con la ratifica del Protocollo d’intesa. Sono passati più di sessanta giorni, ma ancora tutto tace.

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