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La tazzina vola a un euro: il caffè ci rende nervosi

Dopo aver sfondato il muro dei 90 centesimi, molte città stanno per toccare la "cifra tonda". Negli ultimi cinque anni il prezzo medio è aumentato di quasi il 50 per cento

La tazzina  vola a un euro: 
il caffè ci rende nervosi

Milano - Qualcuno aveva osato pretendere di più sull’onda del caro- prezzi che ha investito il nostro paese prima delle vacanze invernali, i caffeinomani avevano però cambiato gestore per godersi un bel «ristretto» a 80 o al massimo a 90 centesimi. Ma da qui a poco, non ci sarà più scampo. Ogni bar pretenderà per una tazzina di caffè un euro, tondo tondo. E la pausa più diffusa tra gli italiani peserà sulla spesa mensile non più 49,2 euro ma ben 60 euro, con un incremento del 22%.

A tirare le somme del caro caffè è l’Adoc che, attraverso un’indagine nazionale, ha stimato un consumo medio giornaliero di tre tazzine al giorno per ogni italiano che lavora cinque giorni alla settimana. Se ne beve uno prima di entrare in ufficio, un altro a metà mattinata e il terzo, insostituibile, a fine pasto. Ma la tradizione italica potrebbe cominciare a vacillare se i consumatori abituali cominciassero a farsi due conti in tasca. In fondo, il caffè non è un toccasana per il nostro organismo e ormai è diventato caro quasi come la benzina, anche se non così indispensabile. Chi ci guadagna sono soprattutto i bar che lucrano in modo vertiginoso. Considerando le diverse voci che compongono una tazzina di caffè, zucchero, energia elettrica, manodopera barista, il costo al gestore è di 0,22 euro. Il ricarico al consumatore dunque è dello 0,61, il 277% in più. Un’esagerazione se si pensa che dal 2001 ad oggi abbiamo già dovuto sopportare aumenti del 48% per una tazzina di caffè normale e di circa il 60% per una di caffè speciale.

La corsa agli aumenti evidentemente non riguarda solo beni di prima necessità come pane, pasta e latticini. Colpisce anche i piccoli vizi quotidiani di cui non si vorrebbe fare a meno. Ma il condizionale è d’obbligo. L’associazione dei consumatori tenta di far aprire gli occhi, accantonando la romantica tradizione e facendo quattro calcoli a tavolino. «Considerando che un italiano consuma mediamente tre tazzine al giorno, il caffè a 1 euro provocherebbe un rincaro sulla spesa mensile di quasi il 22% in più rispetto ai prezzi attuali - spiega Carlo Pileri, presidente dell’Adoc - ben 11 euro di aumento». Chi poi preferisce i marocchini o gli espressini, allora deve rassegnarsi a sborsare altri 10 euro mensili. «Ad oggi – spiega Pileri -una tazzina di caffè classico costa 0,83 euro in media, contro i 0,56 euro del 2001, quasi 30 centesimi di aumento. Una tazzina di caffè speciale ci costa il 59% di più, con il rischio di pagare anche 1,50 euro per un marocchino». E per il caffè nessuno fa sconti. Da Torino a Milano, da Napoli a Palermo, la tazzina al banco costa allo stesso modo, con uno scarto massimo di cinque centesimi. Alcune città si sono già adeguate al nuovo corso. A Gorizia, per esempio, il caffè è già salito a un euro così come a Ravenna ad Ancona oppure a Firenze dove si paga anche 1,10 euro.

Forse il fattore turismo giustifica qualsiasi arrotondamento.

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