Cronaca locale

Teatro di utopia con «Milano e il Giappone»

Sguardo nuovo tutto occidentale alla scoperta del Sol Levante

Valentina Fontana

Un viaggio multidisciplinare e trasversale nella recitazione, nella musica, nella pluralità di linguaggi, negli effetti scenici, nelle infinite possibilità visive. Un teatro che si nutre solo di sé stesso, della sua continua ricerca e sperimentazione drammaturgica.
Lo Spazio-Teatro No'hma non esce da qualche pagina dell'utopia di un Moro o di un Campanella. Teresa Pomodoro, da quando ha creato il suo teatro nel '94, si muove veramente seguendo il percorso dell'alta cultura, senza farsi trascinare nei gusti troppo omologati, nelle rappresentazioni scontate, astratte, competitive. Così crede e continua a puntare sulla solidarietà, sui valori, sull'attenzione, sulla partecipazione, sulla comunicazione.
«Per il primo incontro - spiega la Pomodoro -, che riprenderemo il 14 e il 20 alle ore 21.00 con ingresso gratuito, abbiamo puntato Giappone. Molto lontano dai cliché a cui siamo abituati, lo spettacolo teatral-musicale Milano e il Giappone è uno sguardo nuovo, tutto occidentale, su questo affascinante paese per scoprire modernità e contemporaneità, affinità e diversità di due mondi così lontani. Scavando con gli strumenti della sensibilità estetica e della poesia, attraverso l'incontro fra la cultura occidentale e la citazione di autori giapponesi, come Yasunari Kawabata, Hitomi Kanehara, Yoshimasu Gozo, Harumi Setouchi, insieme a Paola Giacometti e Tino Danesi cercherò di creare in scena quell' affinità fra le due culture, quell'integrazione che dà senso all'unione nella diversità».
Così il momento scenografico, curato dall'architetto e designer Makio Asuike, si sposa con questa nuova sensibilità estetica.
«Asuike si è ispirato al tema delle stagioni - precisa la Pomodoro -. Seguendo il volgere delle stesse, assistiamo a diversi quadri tratti dai vari autori giapponesi. Da temi classici come la caducità della bellezza e la fragilità dei sentimenti, si passa ai nuovi miti metropolitani giapponesi, lo split tongue e il body modification, ovvero tatuaggi e piercing utilizzati per denunciare il disagio giovanile. Con The other voice di Gozo si ha invece l'incontro fra Oriente e Occidente. Qui l'atmosfera si svela, i fili della cultura occidentale si intrecciano con citazioni e riferimenti ad autori europei, evocati e sentiti attraverso i simboli della cultura giapponese».


E un'altra voce si fa sentire, la musica del Quartetto Archimia, «non un accompagnamento - chiosa la Pomodoro - ma metalinguaggio, metafora, parte integrante dello spettacolo».

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