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Chris Clun, il comico siciliano che vuole conquistare l'Italia

Dalla Sicilia alla conquista dell'Italia, l'ascesa del comico palermitano Chris Clun, che ha portato l'ironia della sua terra in tutta la penisola

Chris Clun, il comico siciliano che vuole conquistare l'Italia

È partito dalla sua amata Sicilia il comico Chris Clun, conquistando in brevissimo tempo non solo la sua regione, ma tutta l'Italia, grazie ad un'ironia graffiante che fa soprattutto riflettere. Il suo tour, L’ultimo uomo sulla terra che partirà da Milano il 10 marzo, è uno spettacolo cinico, ironico e divertente, un percorso introspettivo dove, lo stand up comedian siciliano, analizza il viaggio della sua vita partendo dai giorni dell'infanzia fino ad oggi. A raccontare il suo percorso partito dai social è proprio Chris.

I numeri sui suoi social sono impressionanti, 150.000 follower su Instagram, 600.000 su Facebook, da cosa la sua comicità si differenza dalle altre, per ottenere tanto successo?

"Ci vuole molta costanza per arrivare a fare numeri importanti, che significano persone che ti seguono, e amano quello che fai. Vuol dire prenderlo come un vero e proprio lavoro, creando giornalmente contenuti attuali, prendendo spunto dai cosiddetti trend topic, gli argomenti di tendenza. La gente ha iniziato a seguirmi perchè ogni giorno facevo dei piccoli monologhi dove esprimevo la mia opionione su alcuni argomenti. Sin dall'inizio mi dicevano spesso che erano le stesse cose che pensavano loro. Sono diventato una sorta di voce del popolo".

Raccontare fatti di quotidianità riuscendo a far sorridere non è una cosa semplice, lei come ci riesce?

"Cerco sempre di sdrammatizzare, anche parlando di argomenti d'attualità non proprio semplici. Faccio battute, una sorta di mix tra ironia e comicità per mantenere alta l'attenzione di chi mi guarda. In questo modo cerco di farmi apprezzare sia dall'utente più popolare che da quello più sofisticato".

Si potrebbe pensare che i tanti follower che ha provengono solo dalla sua regione, ma in realtà non è così

"Sono partito dalla Scilia parlando in dialetto, poi leggendo i commenti vedevo che molta gente di altre regioni scrivevano che le facevo ridere anche se non capivano cosa dicevo. In questo modo ho preso consapevolezza del percorso che volevo fare, iniziando a parlare in italiano, mantenendo ovviamente la mia cadenza che amo, ma dando a tuttti la possibilità di comprendere quello che volevo dire. Diciamo che la cosa ha funzionato e ora mi seguono e mi conoscono da ogni parte dell'Italia".

È stato questo che le ha fatto fare il grande salto con il suo spettacolo “L’ultimo uomo sulla terra”, che oltre la sicialia toccherà anche Milano, Genova, Napoli e Roma?

"Abbiamo voluto sperimentare questa novità per potermi approcciare ad altre tipologie di pubblico, oltre a quello sicialiano amattissimo. La tappa di Milano del 10 marzo al Teatro "Zelig" è già sold out, e stanno andando benissimo anche Genova del 31 marzo, Napoli il 1 aprile e Roma il 2. Mi sono voluto mettere in gioco, anche per toccare con mano realtà diverse".

Attualmente quanto è difficile far ridere?

"Girerei la domanda dicendo: quanto è farcile far arrabbiare? Far sorridere mi riesce molto semplice. Ho capito, dopo tanto lavoro, gli argomenti da andare a toccare e cosa piaceva al mio pubblico a cui tengo tanto. Sono molto affezionato alla mia community, lo zoccolo duro che mi segue ovunque, e ho compreso che a loro diverte molto sapere cosa mi succcede. Il mio spettacolo è incentrato proprio su questo, senza inventare nulla, racconto la mia vita e le situazioni che ho vissuto. Poi ovviamente ci sono sempre quelle persone che si svegliano la mattina solo con l'intento di criticare e di offendere, ma anche questo ci sta, apprezzo le critiche costruttive, ma ignoro quelle basate sul nulla".

Secondo lei raccontare le cose facendo ridere, è un buon modo per far riflettere le persone?

"Quando creo i miei contenuti, non ho la presunzione di pensare che siano la verità assoluta. Ci sono argomenti su cui quasi tutti hanno lo stesso pensiero, ad esempio il razzismo, le discrimazione o il bullismo. Però generalmente quando faccio i video spiego sempre che mi piace leggere nei commenti opinioni diverse, questo in qualche modo mi fa crescere nel lavoro".

Essere del sud, ha reso più complicato il suo lavoro o i social hanno abbattuto qualsiasi tipo di muro?

"Sicuramente ho capito che l'accento premia, al nord piace molto quello siciliano, ma essendo nato a Palermo e avendo cominciato a lavorare qui, non posso essere certo che al nord poteva essere diverso. Quello che invece posso dire è che al di fuori della mia isola, la gente sta iniziando a comprendere il dialetto sicialiano, che è importantissimo a mio parere, per far comprendere perfetttamente l'essenza del mio pensiero".

Esistono ancora i luoghi comuni tra nord e sud? Il suo lavoro può aiutare in questo senso?

"I pregiudizi sono proporzionali all'ignoranza, che tu sia del nord o del sud. In passato quando c'era difficoltà di movimento o non c'erano i social, forse potevano anche avere un senso, ma attualmente le persone intelligenti sanno bene che non hanno motivo d'esistere. Tra il nord e il sud a livello sociale non c'è nessuna differenza o disparità, purtroppo esiste ancora a livello economico e di lavoro; il sud è ancora etichettato solo come reddito di cittadinanza, ma bisognerebbe capire se si tratta solo di furbizia o di effettiva mancanza di posti di lavoro".

È molto impegnato nel sociale, lei che ha il polso della situzione, a che punto siamo nel 2023 per quanto riguarda l'inclusione?

"Da tempo sono a fianco con la Yellow School di Palermo, che promuove e stimola le persone con disabilità, e con loro stiamo portando avanti un discorso di inclusione, cercando a piccoli passi di inserire questi ragazzi nel mondo del lavoro. Ancora non c'è una grandissima apertura, ma secondo me le cose stanno migliorando rispetto al passato.

In questi quattro anni che sono con loro, ho visto molte persone, aziende grandi e piccole, interessarsi e partecipare facendo provare un'esperienza lavorativa ai ragazzi diversamente abili, e spero che questo diventi una consuetudine".

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