La Russia blocca l'app Telegram, che non cede dati agli 007

Il fondatore dell'applicazione di messaggistica si è sempre opposto a intromissioni

La Russia blocca l'app Telegram, che non cede dati agli 007

L'ultimo atto di una guerra giudiziaria tra Mosca e un'applicazione di messaggistica criptata si è consumato oggi, con il blocco di Telegram su tutto il territorio nazionale, per la decisione del suo fondatore di impedire l'accesso a conversazioni private ai servizi segreti.

Il verdetto dell'authority russa per le telecomunicazioni (Roskomnadzor) era già arrivato e il tribunale distrettuale di Mosca non ha fatto altro che dare seguito alla decisione contro l'app creata da Pavel Durov, ordinandone il blocco immediato, dopo il deciso "no" che l'ad, che ora vive di fatto in esilio, aveva risposto al Fsb.

L'udienza di oggi si è conclusa nel giro di venti minuti, dopo che lo stesso Durov ha vietato agli avvocati della difesa di presentarsi in tribunale, sostenendo di non voler validare quello che ha definito come "un processo farsa".

"Le informazioni distribuite su Telegram possono contenere estremismo e terrorismo e ciò può minacciare la Russia e tutti i suoi cittadini, inclusi gli utenti", ha detto in tribunale Maria Smejanskaja, parlando per l'authority.

Dal canto suo l'ad dell'applicazione si è sempre rifiutato di consentire l'accesso ad attori esterni, forte del fatto che Telegram è nota propria per l'impegno nel proteggere dati e conversazioni degli utenti che lo utilizzano, più di 200 milioni.

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