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Tel Aviv: «Rammarico ma niente scuse È stata autodifesa»

Niente scuse. «Israele esprime rammarico, ma non si scuserà per un’operazione di autodifesa», ribadivano ieri fonti governative dopo le consultazioni ristrette fra il premier Netanyahu, il ministro della Difesa e quello degli Esteri. È questa la risposta di Tel Aviv alle ritorsioni della Turchia. Nella dichiarazione filtrata ieri si afferma che il governo Netanyahu è pronto ad «adottare il rapporto» Onu (definito «serio, professionale e approfondito») sulla vicenda della flottiglia, sia pure con «alcune riserve». La dichiarazione sostiene inoltre che l’abbordaggio dell’anno scorso fu condotto senza la volontà di colpire nessuno, ma che i militari israeliani «si dovettero difendere» dopo essere stati «attaccati con coltelli, bastoni e tubi di ferro da attivisti violenti dell’organizzazione Ihh» e dopo che alcuni di loro «erano rimasti feriti». Di qui la disponibilità a esprimere «rammarico», ma non a scusarsi.
Nello stesso tempo, il governo israeliano assicura di riconoscere «l’importanza delle relazioni storiche passate e presenti fra il popolo turco e il popolo ebraico», sottolineando di aver «fatto ripetuti tentativi per dirimere la controversia» con Ankara e manifestando «rincrescimento che tali tentativi non abbiano avuto successo». Israele, in ogni modo, «continuerà a operare» per chiudere il contenzioso.

Sull’espulsione dell’ambasciatore da Ankara, viene notato che il diplomatico aveva «già concluso la sua missione, congedandosi di recente dai colleghi turchi», e che sarebbe «dovuto rientrare in patria in questi giorni».

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