Bepi Castellaneta
da Bari
Mancano dieci minuti alle 19 del cinque giugno, nell'immagine si nota solo uno dei fratellini, Francesco, il più grande, 13 anni; dell'altro Salvatore, 11 anni, non c'è alcuna traccia, forse non è con lui, forse è poco distante e non è inquadrato: è quanto ripreso dalla telecamera di sicurezza di una banca, un video finito all'esame della polizia che indaga sulla scomparsa dei due ragazzini, di cui non si hanno più notizie proprio dalla quella sera. Con il passare delle ore il mistero si infittisce a Gravina in Puglia e cresce l'angoscia dopo lunghe, interminabili giornate di ricerche andate a vuoto. Il procuratore Emilio Marzano conferma le indiscrezioni riportate nei giorni scorsi dal «Giornale» dichiarando che nell'inchiesta viene ipotizzato il reato, a carico di ignoti, di sequestro di persona. «Le indagini sono a tappeto», dice il magistrato. Che aggiunge: «Ci sono varie piste coltivate con i metodi tradizionali di investigazione: esame delle persone e intercettazioni». Il procuratore spiega inoltre che «non vi è alcun elemento in base al quale si può desumere una fine tragica; la mancanza di questi elementi - afferma - fa sperare che i due bambini siano vivi». Ma la pista familiare non è l'unica, si guarda anche alle persone che avevano a che fare con questi ragazzini.
Gli investigatori mantengono il massimo riserbo. Ma secondo quanto trapelato da indiscrezioni, nelle ultime ore la polizia avrebbe imboccato con decisione la pista delle pedofilia: il sospetto è che i fratellini siano stati rapiti e condotti in un luogo inaccessibile; al sequestro potrebbe aver partecipato più di una persona e i rapitori avrebbero agito secondo un piano ben preciso, forse dopo giorni di appostamenti. Gli inquirenti non tralasciano alcun elemento: sono stati interrogati pregiudicati per reati specifici, sono stati esaminati vecchi casi di violenze su minori. Nello stesso tempo, proseguono le ricerche in ogni angolo della collina della Murgia, una zona segnata da profondi crepacci, dirupi che sprofondano in questo fragile territorio come la Faraualla, una cavità che raggiunge i 250 metri. Polizia, carabinieri, vigili del fuoco, uomini del Corpo forestale e speleologi stanno ispezionando ogni anfratto, ma fino ad ora non è stato trovato nulla. Le perlustrazioni comunque vanno avanti: vengono utilizzati cani, cavalli, motociclette da cross, lupi da «ricerca».
Anche quella di ieri è stata una giornata di interrogatori, diretti dal capo della squadra mobile Luigi Liguori: sono stati sentiti la madre dei fratellini, Rosa Carlucci, il padre Filippo Pappalardi, e la sorella quindicenne.
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