Roma

Telecamere anti-lucciole, coro di no

Patricia Tagliaferri

Per una volta il sindaco Veltroni mette tutti d’accordo, destra e sinistra, uniti nel dire no all’ultima trovata anti-prostituzione del Comune di Roma. No alle telecamere puntate sulle strade più frequentate dalle lucciole, anche se solo per monitorare il traffico e rilevare eventuali violazioni degli automobilisti-clienti. C’è una questione di privacy, innanzitutto. Ma sono molti ad esprimere perplessità sul metodo scelto per combattere un fenomeno diventato ormai intollerabile, che punta sulla repressione, anziché sulla prevenzione.
Per Vladimir Luxuria «il Comune ha scelto la via peggiore per affrontare il tema della prostituzione: fare la spia». «L’idea delle telecamere nelle zone delle lavoratrici del sesso - osserva il parlamentare del Prc - oltre a non essere originale si è già rivelata altrove inefficace. Ad Ostia, per esempio, dove i clienti per sfuggire ai controlli hanno preso le biciclette. La consegna delle multe al domicilio dei clienti è una grave violazione della privacy, costringerà migliaia di cittadini a dover rendere conto del luogo e dell’orario della multa a genitori e consorti». Anche il segretario romano del Prc, Massimiliano Smeriglio, non è d’accordo con il sindaco: «Credevamo ormai un dato acquisito che le misure repressive, fin qui adottate da molte città italiane per arginare la prostituzione, non avessero sortito alcun effetto se non quello punitivo, pagato soprattutto dalle vittime migranti dello sfruttamento organizzato. Per questo le proposte di natura esclusivamente securitaria, come ad esempio quella dell’istituzione di un Grande Fratello che spia i comportamenti individuali ci sembrano quanto meno discutibili». Il problema per Smeriglio va affrontato all’origine, dichiarando guerra al racket dell’induzione e dello sfruttamento della prostituzione. Fabio Nobile, capogruppo dei comunisti italiani al consiglio comunale, la pensa allo stesso modo: «Più del 90 per cento delle vittime del mercato della prostituzione sono immigrati e pensare di risolvere una questione così rilevante apponendo nelle nostre strade qualche telecamera non scalfisce minimamente i mercanti del sesso che, anzi, risponderanno semplicemente cambiando zona». D’accordo Nando Simeone, vicepresidente del Consiglio provinciale: «La prostituzione è un fenomeno complesso - dice - che va valutato nella sua interezza e non ammette soluzioni semplicistiche e tanto meno repressive». Il consigliere regionale Alessio D’Amato (Ambiente e Lavoro) è perplesso: «A mio giudizio sarebbe stata più proficua un’azione di prevenzione e repressione rivolta contro gli sfruttatori». «Chiunque transiti in determinati orari lungo alcune arterie della città ha modo di vedere facilmente macchine e furgoncini che trasportano queste nuove schiave - continua D’Amato - mi domando perché non si intervenga in questi frangenti, bloccando e denunciando gli sfruttatori. Non vorrei quindi che il sistema delle telecamere divenisse solo un escamotage per spostare da un punto all’altro della città questo mercimonio». Fabio Sabbatani Schiuma, componente della commissione capitolina Trasporti, ironizza invece sulla frequenza con cui il Campidoglio fa ricorso alla tecnologia per risolvere i problemi della città: «Cosa ha in mente l’amministrazione di centrosinistra, trasformare questa città in un reality show, dove i cittadini sono i protagonisti?». Per Antonio Gazzellone, già candidato presidente del IV municipio e coordinatore cittadino della Dc, «dovrebbe essere valorizzato invece il lavoro delle unità di strada nell’avvicinamento delle ragazze».

Anche il presidente dell’XI municipio Andrea Catarci ritiene che «gli interventi di tipo sociale possano dare più risultati delle tecnologie di sorveglianza».

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