Templari, il mistero del Graal rivive in una mostra

«Oratores atque bellatores», monaci e combattenti. Ma soprattutto misteriosi e affascinanti nelle loro contraddizioni che la Storia ha spesso acuito. I templari «tornano» a Milano con una nuova mostra, all'Umanitaria fino al 17 settembre, che avvalora una delle tesi più suggestive sull'epilogo delle loro vicende, e cioè che un vero epilogo non ci sia mai stato. Storia vuole che i cavalieri templari - così detti dopo che a loro fu concessa dimora ad Al Aqsa, nella moschea della roccia che si credeva costruita sui resti del «tempio», appunto, di Salomone a Gerusalemme - cessarono di esistere per volontà del re di Francia Filippo il Bello, complici i giochi di potere di papa Clemente V. L' Ordine fu soppresso nel 1312, dopo 195 anni di vita ed onorato servizio. La violenza di processi solo indiziari unita a torture inenarrabili nascondeva l'esigenza di confiscare tesori enormi, goloso bottino per il regno di Francia, incamerato in maniera più indolore proprio dipingendo Jacques De Molay, l'ultimo templare al rogo, e compagni, come interpreti delle peggio cose, dalla sodomia, all'idolatria, all'eresia. Da «pauperes commilitones» e custodi di Terrasanta a potentissimi banchieri ante litteram, per poi divenire campioni del male: il passo non è breve e passa anche attraverso riletture moderne degne della più spinta fantascienza. I templari avrebbero infatti trovato e custodito nell'ordine, il graal, l'arca dell'alleanza e pure la sindone. Istituiti da un papa, Urbano II, in occasione della prima crociata e affossati da un altro pontefice, difesi da Dante, tirati «per la giacca» dai simpatizzanti della massoneria, dai custodi dell'arte del best seller, sulla stregua de Il Codice Da Vinci, di un templare c'è sempre bisogno anche per fare audience. Non questa volta, però: a riportare rigore e a provare a ristabilire i pur complicati fatti ha pensato il sodalizio della «Fratres Sancti Cruciferi» presieduta da Fabio Giovanni Giannini, in collaborazione con Italia Medievale. Uno speciale numero monografico di «Medioevo», in edicola in questi giorni, incornicia anche lo sforzo dell'associazione che da Spino D'Adda, forte del riconoscimento del presidente della repubblica, prova a fare chiarezza da tempo, soprattutto su alcuni aspetti del Medioevo, promuovendo iniziative culturali e di solidarietà. La mostra si articola in una trentina di pannelli e muove da un interrogativo fascinoso: e se i templari fossero sopravvissuti? Magari a Cipro e poi in Cilicia, in Turchia sud orientale almeno fino all'invasione dei Mamelucchi del 1373. L'ipotesi ha una precisa ragion d'essere: «E sta nei numeri», spiega Giannini, giornalista e studioso, autore fra l'altro del libro I cavalieri del Silenzio. «Com'è possibile che l'ultima retata di templari abbia riguardato "solo" 540 persone, quando in Francia erano censite oltre 560 fra precettorie e capitanerie dei templari?», si chiede Giannini, che segue le teorie di studiosi quali Laurenz Dailliez, Jean - Luc Aubarbier e Michel Binet. Le loro indagini dimostrano, infatti, come il decreto di arresto emanato da Filippo Il Bello viaggiò per tutta la Francia per un tempo ben sufficiente a molti templari, che lo avessero voluto, di eclissarsi e sfuggire così al rogo. Altro punto a favore della sopravvivenza di epigoni dei templari sta nei dati raccolti a Cipro Bruston Florio: se la damnatio memoriae per i templari ha comportato la sparizione della maggior parte dei loro documenti e dei loro archivi, i pochi numeri dei processati non paiono fare pendant con le loro ricchezze. Già, ma dove potrebbero essere finiti? Una conferenza, il 9 settembre alle 18 all'Umanitaria proverà a darne conto ma le ipotesi sono diverse, tutte possibili: «Confluiti in altri ordini sotto mentite spoglie? Poco probabile, troppa competizione», sostiene Giannini. «Ritirati a vita privata? I più anziani forse , ma gli altri - obietta lo studioso - come avrebbero potuto sottrarsi alla loro "regola" di combattenti - Non nobis domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam - Signore non dare gloria a noi ma al tuo nome».

Nell'allestimento vengono riprodotti anche documenti della biblioteca nazionale di Francia e Portogallo nonché documenti dell'Archivio Segreto Vaticano. Il mistero continua. E forse anche per questo affascina sempre di più.

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