Altadefinizione

Il tempo dei Nuovi Eroi

Il dato è allarmante: 1 italiano su 3 non sa decifrare il mondo che ha intorno senza una semplificazione o un'intermediazione. Se una volta si parlava di analfabetismo di ritorno, cioè adulti che dimenticavano molte nozioni apprese durante gli anni della formazione, oggi si parla di analfabetismo funzionale: si esce dalle scuole che già si hanno armi spuntate per affrontare la società. E non si tratta di un fattore culturale: è ancor di più un'emergenza sociale. Per la dichiarazione Unesco del 1975 l'alfabetizzazione «fornisce gli strumenti per acquisire la capacità critica nei confronti della società, stimola i progetti che possano agire sul mondo e trasformarlo». Spirito critico, progetti, relazioni che, senza una capacità di elaborazione elementare, svaniscono. Viviamo con lo smartphone costantemente in mano, strumento più potente del computer che mandò l'uomo sulla Luna; il web ci apre possibilità di conoscenza infinite. La maggior parte di noi però non riesce a cercare né comprendere questi innumerevoli stimoli. Dilaga così il fenomeno delle fake news: la scarsa capacità di capire i testi rende ancora più difficoltoso discernerne la veridicità. Infinitamente più facile, invece, è diffonderle.

La definizione «fake news» è stata nominata dai lessicografi del dizionario Collins parola dell'anno 2017 (+365% di utilizzo rispetto all'anno precedente). E l'aspetto preoccupante è che mutuando questo modo di dire si corre il rischio di dare per scontato che possano esistere notizie vere, verosimili e false. Quando invece la notizia, per essere tale, deve essere soltanto vera. Per la Treccani la notìzia è un sostantivo femminile derivante dal latino notitia che a sua volta deriva da notus, cioè «conosciuto». Dunque il significato letterale è: conoscenza, come acquisizione o possesso di una cognizione, relativamente a cose, fatti o persone.

Quando ci rifiutiamo di essere curiosi, quando per pigrizia evitiamo la ricerca del vero, finiamo per essere tutti analfabeti funzionali.

Quando rinunciamo al ruolo di lettori che verificano fonti e firme, che esigono autorevolezza, qualità e professionalità e quando non ci assumiamo la responsabilità di ciò che condividiamo con i social network, ci rendiamo complici di questo processo di analfabetismo dilagante.

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