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Il tempo dei Nuovi Eroi

Il World Economic Forum nella ricerca The future of jobs 2018 presentata alcune settimane fa in Cina, ha calcolato che da qui al 2022 la rapida evoluzione di macchine e algoritmi potrebbe creare 133 milioni di nuovi posti di lavoro in sostituzione dei 75 milioni che invece verranno eliminati. Un conto netto dunque di 58 milioni di nuovi posti che saranno più specializzati, a patto però che gli Stati investano nella formazione dei lavoratori. I più richiesti saranno gli esperti di analisi dei dati, di intelligenza artificiale, i manager gestionali seguiti dagli sviluppatori di software e dai professionisti dei settori vendite e marketing. A scomparire invece saranno i ruoli da addetti all'inserimento manuale dei dati in sistemi informatici e quelli amministrativi poiché sono mansioni che le macchine apprendono con facilità. In termini di ore di lavoro oggi il rapporto uomo-macchina è di 71 a 29 ma secondo le previsioni del Wef, entro il 2025 il 52% sarà svolto da sistemi automatizzati. A diffondersi maggiormente saranno i macchinari statici già molto utilizzati nei settori automobilistico e aerospaziale, i robot di terra utili a spostare i componenti della produzione all'interno degli stabilimenti. Nel settore dei servizi finanziari e d'investimento si prevede la diffusione di robot umanoidi che con l'intelligenza artificiale e la disponibilità dei big data faranno previsioni economiche e sapranno predisporre strategie finanziare grazie all'applicazione di modelli statistici.

È stata chiamata «quarta rivoluzione industriale» ed è il fenomeno che negli ultimi anni ha generato la maggiore apprensione tra gli uomini che temono di vedersi sostituire da una macchina. Quello che stiamo vivendo è un periodo di forti sollecitazioni inusuali e per questo di difficile comprensione capace di trasformare il sentimento diffuso da preoccupazione e paura. E osservando i corsi e ricorsi storici si può notare come il sistema sociale, e di conseguenza quelli economico e politico, sono stati spesso fondati e poi controllati, ricorrendo a idee che generavano nelle persone il sentimento della paura. Uno stato psichico che solo in seguito prende forma anche in uno stato fisico. Come possiamo dunque di evitare di restare intrappolati in questo stato di inutilità? Smettendo di indagare il modo per avere meno paura per scoprire come interrompere il processo che la genera. Realizzeremo che la paura ha origine dall'attaccamento che abbiamo a quei riferimenti su cui costruiamo la nostra identità: cose, idee, sentimenti, persone, luoghi, abitudini, dogmi. Tutta la nostra vita con la quale siamo costantemente identificati perché solo in essa ci riconosciamo, perché solo grazie a essa siamo o crediamo di essere.

oscar.dimontigny@gmail.com

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