
Peccato: Sinner ha perso, Alcaraz ha vinto. Ma c’è uno che, alla fine, come sempre ha trionfato. Erano infatti le 21.27 italiane quando le agenzie hanno battuto una notizia, ovvero che sul social network Truth il presidente degli Stati Uniti (ci scusi per la diminutio) aveva lanciato via post un ultimatum ad Hamas: “Rilasciate tutti gli ostaggi o ci saranno conseguenze”. Niente di strano, sia chiaro, se ti chiami Donald Trump, se non fosse però che a quell’ora il match che aveva fatto ritardare, con misure di sicurezza che hanno costretto il pubblico a code bibliche, era in corso. E lui era lì, in tribuna: chissà, magari si stava annoiando.
Massì, diciamolo, la nostra è ammirazione: un uomo multitasking del genere ce lo invidiano anche su Marte (se mai Elon Musk, a questo punto, lo farà arrivare). E in realtà Trump le sue partite le gioca così, un colpo a destra e uno a sinistra, tanto sa che il risultato è sempre lo stesso. Per dire: ricordate il campionato del mondo per club di calcio? Dopo la finale il presidente era in campo a sollevare la coppa con i giocatori del Chelsea, solo che il trofeo in realtà non era quello vero. Visto che l’originale era rimasto alla chetichella nel suo Studio, quello Ovale, come gentile omaggio del numero uno della Fifa (nome omen) Infantino.
Insomma Trump vince sempre, e per questo è sembrato strano che invece, ieri sera, non sia sceso in campo per festeggiare.
Magari era andato a giocare a ping pong con qualche dazio (si scherza, eh…), o magari aveva cose più importanti da fare. Eppure – visto il precedente – un consiglio ad Alcaraz: controlli bene quello che gli hanno consegnato. Mica penserà di essere davvero il numero uno?