Pierluigi Bonora
da Milano
Ci sarebbero dissapori allinterno del top management del Sanpaolo Imi, la banca di Torino nonché socio storico della Fiat, dietro la decisione improvvisa di disfarsi della quota del Lingotto (3,55%) derivante dal prestito convertendo (listituto continua a possedere lo 0,837% conferito al patto di consultazione). Loperazione, che ha colto di sorpresa lo stesso gruppo industriale scatenando la dura reazione dellad Sergio Marchionne, ha determinato venerdì il crollo del titolo Fiat e non sono esclusi strascichi alla riapertura della Borsa. Solo un mese fa, infatti, il presidente del Sanpaolo, Enrico Salza, aveva ribadito che listituto sarebbe rimasto ancora al fianco della Fiat. «Valuteremo - aveva commentato - ma ho limpressione che attendere ci permetterà anche di rientrare con i giusti interessi». Venerdì pomeriggio, invece, lannuncio della cessione senza aver prima informato il Lingotto (particolare peraltro non obbligatorio, «loperazione è stata trasparente e non ha creato turbativa», commentavano ieri fonti vicine al Sanpaolo), come invece aveva fatto in mattinata per le stesse ragioni Mps a proposito della vendita del 2,48% delle azioni. La svolta strategica, secondo alcuni, troverebbe spiegazione nelle tensioni in atto da tempo tra Salza e lad del Sanpaolo, Alfonso Iozzo.
Ieri, intanto, si è avuta notizia di altri movimenti tra il pool di banche del convertendo. Tra queste Intesa ha comunicato di essere scesa dal 5,583% al 4,580% del capitale votante, ma non a causa di una vendita.
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