Tenta di fermare i ladri, loro gli danno fuoco

Ieri all’alba non c’era afa a Capoterra, nel sud della Sardegna, provincia di Cagliari. I bollettini meteo davano caldo persistente o in arrivo in parecchie zone d’Italia e dell’isola, ma non a Capoterra: la Protezione Civile non registrava nessun allarme, tutto era tranquillo, dal mare spirava perfino una brezza inattesa verso la riserva naturale del Monte Arcosu, poco più a nord.
Tuttavia proprio lì, in località Piscina Sa Teula, è scoppiato un episodio di violenza gratuita, belluina, sadica, che solo un’ondata di caldo oppressivo avrebbe potuto se non giustificare, almeno spiegare in parte.
Cinque del mattino. Rumori nel cortile sottocasa. Un pensionato di 79 anni, Ennio Contu, si sveglia dal suo sonno leggero, guarda dalla finestra. Due uomini stanno tentando scassinare la portiera della sua Ford Focus. L’anziano decide, incautamente, di scendere per mettere in fuga i ladri. Che però reagiscono: prendono un bastone, picchiano selvaggiamente l’uomo, lo trascinano in casa, lo legano a una sedia, cominciano a rovistare nei mobili, si mettono in tasca un cellulare e cinquanta euro. E a questo punto avrebbero potuto andarsene. L’anziano aveva già un ginocchio fratturato per le botte, una mano ferita e diverse contusioni su tutto il corpo.
Invece i due ladri prendono una decisione che ha dell’assurdo: appiccano il fuoco a una scrivania. Se le fiamme non si fossero estinte da sole, l’anziano sarebbe bruciato vivo e la casa crollata sul cadavere. Andandosene, i delinquenti hanno squarciato le gomme della Ford Focus, per impedire che qualcuno la usasse per inseguirli. Evidentemente, nella fretta, non erano riusciti a trovare le chiavi dell’automobile.
Più tardi nella mattinata sono intervenuti sul luogo i carabinieri di Capoterra e della Compagnia di Cagliari, l’anziano è stato portato all’Ospedale della Santissima Trinità del capoluogo, dove poche ore più tardi è stato dimesso con una prognosi di 30 giorni e interrogato dai carabinieri. Sono poi arrivati all’abitazione anche gli specialisti del Nucleo investigativo del Comando provinciale che si sono messi alla ricerca di elementi che potessero aiutare a identificare i malviventi, ancora liberi e in fuga, sebbene, presumibilmente, appiedati.
Che i delinquenti possano far parte dell’esile segmento di immigrati locali, è possibile ma non probabile, perché su una città di 24mila abitanti, quelli venuti da fuori sono solo il 2 per cento, per la maggior parte pakistani, seguiti da tunisini e cinesi.

Quando però la notizia è arrivata sui quotidiani locali on line, i commenti dei lettori si sono divisi in due fazioni: quelli che ritengono che la criminalità a Capoterra stia raggiungendo soglie elevate (da «Far West»), più alte che in altre parti della Sardegna, e che i tagli ai finanziamenti per le forze dell’ordine siano ingiustificati e dannosi, e che, in ultima analisi, la colpa del fattaccio sia di tossicomani locali, e quelli per cui, invece, la violenza di ieri notte rimane un fatto isolato. Il presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci, intanto, ha promesso che i fondi ai piccoli comuni rimarranno invariati: «Piuttosto taglieremo i costi della politica».

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