Strade spaccate in due, palazzi crollati. Cumuli di macerie sotto le quali migliaia di persone intrappolate attendono i soccorsi che hanno difficoltà ad arrivare. I morti accertati finora sono quasi duecento, ma già ieri sera il vice ministro indonesiano ha avvertito il paese: «Potrebbero essere più di mille».
Un’isola sfortunata quella di Sumatra, situata su una fascia a intensa attività sismica nota come «Ring of fire» (Anello di fuoco). Un’isola che ieri alle 17,16 (le 12,16 italiane) è stata colpita da un sisma sottomarino di magnitudo 7,6 della scala Richter. L’epicentro è stato registrato nell’Oceano Indiano, a circa 50 chilometri da Padang, città di 900mila abitanti sulla costa occidentale.
Dopo circa venti minuti un’altra scossa di magnitudo 6,2, di poco inferiore a quella che lo scorso aprile colpì l’Abruzzo, ha aumentato il panico. La potenza del terremoto ha distrutto alberghi, scuole, case; decine di edifici sono crollati e sono divampati incendi in varie zone. Nella città di Padang si è scatenato l’inferno. «L’ospedale Jalin - ha detto il capo del centro disastri del ministero della sanità di Giakarta Rustam Pakaya - è andato giù e migliaia di persone sono rimaste sotto le macerie».
In città le strade sono interrotte e allagate a causa della rottura delle condotte dell’acqua; non c’è energia elettrica e le comunicazioni telefoniche sono praticamente impossibili.
Per questa ragione l’Agenzia della protezione civile della capitale indonesiana non riesce a fornire un bilancio preciso delle vittime. Ma anche la previsione più rosea non fa ben sperare. L’aeroporto Minangkabau di Padang è stato chiuso dopo che il tetto e alcune strutture sono rimaste danneggiate.
«L’aeroporto è inaccessibile - ha dichiarato Edward Silooy, amministratore dell’aeroporto internazionale Soekarno-Hatta di Giakarta - e non sappiamo quanto durerà la sospensione del traffico aereo». Il sisma ha risparmiato la capitale indonesiana, distante circa 960 chilometri, ma è stato avvertito anche in Malaysia e a Singapore, lontano 440 chilometri da Sumatra, dove alcuni grattacieli sono stati evacuati.
L’unità di crisi del ministero degli Esteri italiano si è messa in contatto con le rappresentanze diplomatiche in Indonesia e sta verificando la presenza di connazionali sul posto. Nonostante sia difficile comunicare, per il momento la Farnesina non ha notizia di italiani che sarebbero rimasti vittime del sisma.
Alcuni missionari saveriani presenti a Padang starebbero bene. «I confratelli hanno riferito che a Padang mai era stata avvertita una scossa così forte - ha detto padre Otello Pancani, missionario saveriano a Giakarta - e che la loro casa ha subito forti danni ma per fortuna stanno bene». La Caritas internazionale ha deciso di inviare un suo team a Padang per valutare i danni causati dal sisma. «La nostra squadra è già partita da Giakarta - ha dichiarato Michell Hough, responsabile della comunicazione dell’organizzazione - ma non sappiamo quando riuscirà ad arrivare».
Il ministero della Salute indonesiano ha inviato una quarantina di medici a Padang e a Pariaman, 78 chilometri a nordovest di Padang, l’altra città fortemente colpita dal sisma. Ma l’arrivo in zona dei soccorritori non potrà essere molto tempestivo a causa delle strade danneggiate e del maltempo.
Sumatra fu la parte del mondo più colpita dal disastroso tsunami di Santo Stefano del 2004, quando morirono 168mila persone su un totale di quasi 250mila in 11 Paesi del sud dell’Asia.
Nel marzo del 2007 un terremoto di 6,4 gradi Richter colpì sempre Padang e causò 57 morti.
E come se non bastasse, per gli esperti, un sisma di eccezionale potenza potrebbe far scomparire l’isola dalla faccia della Terra.
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