Terrorismo La pretesa delle Br: no al risarcimento per Ichino

Vive da anni sotto scorta, perché alcuni membri delle Brigate rosse gli hanno esplicitamente rivolto minacce. Motivo? «In Italia chi tocca lo statuto dei lavoratori muore», disse durante un processo. Lui è Pietro Ichino, 60 anni, giuslavorista e senatore del Pd. Ora, come se non bastasse, i terroristi non vogliono pagargli il risarcimento deciso dal tribunale a suo favore. Nell’atto d’appello presentato ieri alla Corte d’Assise di Milano dalla difesa di sette imputati, che sono stati condannati con altri sette nel giugno scorso nel processo alle cosiddette nuove Br, sono stati chiesti l’inammissibilità e la revoca della sua costituzione di parte civile. Ichino, per l’accusa, era tra gli obiettivi del gruppo del Partito comunista politico-militare. Dei 17 imputati 14 sono stati condannati in primo grado a pene fino a 15 anni di reclusione e il professore ha ottenuto un risarcimento come parte civile di 100mila euro.

Per l’avvocato Giuseppe Pelazza, che ha presentato l’atto, «la Corte ha confuso il danno pretesamente provocato dal reato associativo con il danno che sarebbe stato provocato da una mera (e pretesa) intenzione offensiva nei confronti di Ichino da parte di alcuni soggetti, partecipi, sempre secondo l’accusa, dell’associazione». Nello specifico, prosegue, «la condotta che avrebbe determinato l’autolimitazione della libertà di movimento e della vita di relazione di Ichino non ha raggiunto neppure la soglia dell’atto preparatorio di delitto».

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