Terrorismo

Retate e arresti in Turchia: la stretta del Sultano dopo l'attentato ad Ankara

Il governo di Ankara, dopo l'attacco kamikaze di domenica, ha avviato una maxi operazione, su tutto il territorio nazionale, per arrestare diversi membri e di presunti fiancheggiatori del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk)

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Retate e arresti in Turchia: la stretta del sultano Erdogan dopo l'attentato ad Ankara

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13.400 uomini delle forze di sicurezza turche sono impegnati, in tutto il Paese, per sgominare una rete di presunti terroristi facenti capo al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), ritenuto, dal governo di Ankara, un’organizzazione criminale con fini eversivi e terroristici. A rendere nota l’operazione in corso in queste ore, è stato il ministro degli Interni, Ali Yerlikaya, affermando che tutto è iniziato nelle prime ore della mattina e che le province dove si sono intensificate maggiormente le attività delle forze di sicurezza sono Mersin, Van, Sanliurfa, Mardin e Aydin. I raid sono stati complessivamente 466 e hanno coinvolto 64 province su 81.

Le persone arrestate, al momento, sono 928 e che, secondo il ministero degli Interni turco, farebbero parte di "La rete di intelligence militare del Pkk" e alcuni di loro sarebbero direttamente o indirettamente legate all’attentato terroristico avvenuto domenica, proprio contro la sede dello stesso ministero che il Pkk ha rivendicato. Agli oltre 900 arresti di oggi, bisogna aggiungere anche i 20 della giornata del 2 ottobre, avvenuti nelle province di Istanbul e di Kirikkale che, sempre secondo Ankara, sarebbero da ritenersi simpatizzanti della causa curda e tra gli arresti eccellenti di ieri ci sono anche alcuni esponenti e funzionari del Partito democratico dei popoli, terza forza più rappresentata nel parlamento e considerato filocurdo.

L’attentato

“Verso le 9,30, due terroristi arrivati con un veicolo commerciale di fronte all’entrata del Direttorato generale della Sicurezza del ministero degli Affari interni hanno fatto esplodere una bomba. Uno dei terroristi si è fatto esplodere mentre l’altro è stato neutralizzato” Con questa dichiarazione, domenica mattina, Yerlikaya, ministro dell’Interno, ha reso noto l’attentato che ha coinvolto la struttura dove è collocato il suo ufficio. Il presidente turco Erdogan ha rilasciato una dichiarazione: "Grazie a un pronto intervento, due scellerati terroristi sono stati neutralizzati. Questi vili attentatori non sono stati in grado di realizzare il loro obiettivo e mai ci riusciranno". Le telecamere di sicurezza, collocate lungo il perimetro del ministero, mostrano un uomo armato che esce di corsa da un'auto arrivata presso la sorveglianza all'entrata del ministero. Quando sta per superare l'ingresso si verifica l'esplosione. Nel video si vede l'altro assalitore, uscito dalla stessa auto, puntare un'arma contro l'entrata poco prima dello scoppio.

Il Partito dei lavoratori del Kurdistan, poche ore dopo l’attentato, ha rivendicato l’azione diramando un comunicato: “Oggi una squadra affiliata al nostro Battaglione degli immortali ha compiuto un’azione di sacrificio contro i locali del ministero degli Affari interni della Repubblica di Turchia”.

La reazione

Il governo di Ankara non ha esitato a reagire in modo deciso e nella serata di domenica ha lanciato dei raid contro le regioni Hakurk, Qandil e Gara, a nord dell'Iraq, e che, secondo il ministero della Difesa turco, ospiterebbero alcuni affiliati al Pkk che sarebbero responsabili di quanto successo domenica. Secondo il ministero della Difesa di Ankara, gli attacchi sono stati lanciati per: "Eliminare gli attacchi terroristici contro il nostro popolo e le forze di sicurezza dal nord dell'Iraq".

Durante i raid sembra che 20 militanti del Pkk siano morti.

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