TERRYBILE VENDETTA. Finale di Champions League 2008, stadio Luzniki di Mosca. Di fronte Manchester United e Chelsea, un fratricidio britannico. Le squadre sono finite ai rigori dopo l'1-1 nei tempi regolamentari. Siamo all'ultimo tiro dal dischetto, tocca al capitano dei Blues John Terry. Il Chelsea di Avram Grant, fino a quel momento, li ha messi tutti. Cristiano Ronaldo, invece, è stato l'unico a sbagliare per lo United. Se Terry segna, i londinesi sono campioni d'Europa per la prima volta, proprio nella Russia del magnate Abramovich. Ma Terry scivola e calcia alle stelle. Match point fallito, segnano Anderson, Kalou e Giggs. Anelka sbaglia e il Chelsea non diventa campione di nulla, tra le lacrime del suo capitano-colpevole, una vita con indosso la maglia blu fin da quando aveva 14 anni (come Lampard e Joe Cole, l'infanzia l'ha giocata nel settore giovanile del West Ham). Ecco, un anno e mezzo dopo John Terry si è preso la sua rivincita personale su Ferguson e compagni. Niente di paragonabile a una finale di Champions, ma la vendetta è un puzzle: un pezzetto nel Charity Shield di agosto (la supercoppa inglese), in cui il Chelsea aveva vinto ai rigori proprio contro i Red Devils; e un pezzo ieri, quando i londinesi hanno battuto lo United nel big match della 12esima giornata di Premiership, aumentando il vantaggio su Ferguson e compagnia a 5 punti. È bastato un gol, quello di capitan Terry. Un gol che scaccia anche le polemiche per il video che in settimana ha mostrato il padre del calciatore mentre spacciava cocaina in un bar.
CAPOLAVORO ITALIANO. Il Chelsea che vola in campionato e in coppa e che sembra non avere punti deboli ha tanto della mentalità concreta e genuina di Carlo Ancelotti, anche se la prestanza e la solidità della rosa è una novità per l'allenatore si inventò l'esile Pirlo dai piedi fatati nel ruolo del mediano tradizionalmente picchiatore e geometra. Nel primo tempo non c'è gara e il Manchester si trova di fronte al vuoto lasciato da Cristiano Ronaldo e Tevez. Nani e Valencia insieme non fanno il portoghese ex Pallone d'Oro e la tempra latina dell'argentino manca a Owen. Se poi i Diavoli sono costretti a inserire il 20enne francese Obertan per recuperare la partita più importante della stagione... Beh, allora Ferguson non ha di che stare tranquillo. L'unico giocatore veramente superiore in questo Manchester è sempre Rooney, che nella ripresa sfiora per due volte il gol del vantaggio da fuori, assistito da Giggs (un altro che ogni volta ci mette anima e classe nonostante l'età). Ma è un fuoco di paglia, spento dal colpo di testa di Terry che fa esplodere Stamford Bridge e la rabbia di Sir Alex Ferguson, che nel dopopartita sfoggia un po' di italiche lamentazioni contro l'arbitro. Ora il Manchester è addirittura terzo, raggiunto a quota 25 dall'Arsenal, che ha addirittura una partita in meno. Il Chelsea visto ieri, sembra comunque di un altro pianeta.
PIANO PIANO, SOTTOVOCE. Sembra uscito da una trasmissione di Marzullo l'Arsenal che nella generale sfiducia e simpatia un po' snobistica si è guadagnato il secondo posto. Tutti a lodare la follia di Wenger, pronto a lasciar partire Adebayor tenendosi i giovani terribili Bendtner, Van Persie, Vela e compagnia, ma nessuno pronto a scommettere una sterlina sui Gunners. Troppo inesperti, troppo gracili per la Premiership. Sarà, ma nel frattempo i ragazzi di Highbury stanno procedendo a suon di goleade. L'ultima a Wolverhampton, dove ci si è messa anche la sorte a dare una mano: due autoreti spianano la strada, Fabregas e Arshavin chiudono sul 4-1. Certo, giocare con Gibbs, Diaby, Vermaelen e Ramsey non è come giocare con Drogba, Ballack, Lampard e Deco...
INCOMPIUTE. Neppure il tempo per festeggiare il ritorno alla vittoria nell'recupero infrasettimanale contro l'Aston Villa, che il West Ham ripiomba nello sconforto. Il 2-1 sui Villans aveva illuso Zola di aver trovato finalmente la quadra dei suoi Hammers. Un altro 2-1, stavolta a favore dell'Everton, lo ha rimesso di fronte alla realtà: i claret & blue dell'East End dovranno sudare fino alla fine per non retrocedere in Championship. Eterna incompiuta anche il Manchester City, che dopo gli acquisti roboanti di Adebayor e Tevez sperava di aspirare a qualcosa di più di un 3-3 casalingo contro un Burnley passato addirittura in doppio vantaggio. La reazione dei Citizens è forte, con Wright-Phillips, Touré e Bellamy che firmano il sorpasso, ma una distrazione finale costa ai celesti di Manchester il pareggio e il sesto posto in classifica. La squadra di Mark Hughes viene infatti superata sia dall'Aston Villa (5-1 al Bolton), sia dal Tottenham (2-0 sul Sunderland, che paga l'errore dal dischetto di Bent).
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