La terza via di Casini: «Riforma legittima ma serve più dialogo»

«Sul proporzionale non c’è ancora una convinzione comune nella maggioranza». Forza Italia prudente. An attacca: «L’Udc ci mette in crisi»

La terza via di Casini: «Riforma legittima ma serve più dialogo»

Fabrizio de Feo

da Roma

Il clima è da sfida a viso aperto. La tensione ben oltre il livello di guardia. La trattativa bloccata in una palude di rivendicazioni incrociate. E così il giorno dopo l’acceso faccia a faccia tra Gianfranco Fini e Marco Follini a Palazzo Chigi, Pier Ferdinando Casini sceglie la via della saggezza: prende la parola e stempera i toni, mettendo il freno a un veicolo lanciato lanciato ormai a velocità impazzita.
«Non credo che affrontare il tema della legge elettorale a otto mesi dalle elezioni possa rappresentare un vulnus per nessuno. Ma naturalmente è necessario un dialogo tra maggioranza e opposizione e una convinzione comune che non mi sembra ancora manifestarsi all’interno della stessa maggioranza».
È un doppio messaggio quello che Casini affida ai cronisti che lo sollecitano a commentare l’appello di Carlo Azeglio Ciampi a utilizzare al meglio l’ultimo scorcio della legislatura per dare concrete risposte ai cittadini sui temi economici. Un segnale indirizzato tanto all’opposizione quanto alla sua maggioranza. Con un occhio anche alle preoccupazione manifestate dal Capo dello Stato. «Ha ragione il presidente della Repubblica a richiamare il Parlamento a un impegno fattivo in questi ultimi mesi di legislatura - dice Casini - . Proprio per questo è necessario individuare delle priorità». Casini guarda alle crepe che la proposta di riforma della legge elettorale sembra aprire nel centrodestra. E per questo chiede «maggiore convinzione» alla maggioranza. Anche perchè i segnali che arrivano dall’opposizione delineano scenari di scontro frontale. In appoggio al numero uno di Montecitorio arriva puntuale il compagno di partito Marco Follini: «La nostra è una proposta non una dichiarazione di guerra. Credo che la legge elettorale cammina se ci sono due condizioni: una convinzione forte da parte della maggioranza e un dialogo forte e vero da parte dell’opposizione». La postilla è dedicata all’appello di Ciampi: «Sono tra la schiera dei pompieri e non tra quella degli incendiari». A puntare dritto il mirino contro l’opposizione ci pensa Carlo Giovanardi. Per il ministro per i Rapporti con il Parlamento «l’opposizione del centrosinistra è sconcertante. Nella storia d’Italia la modifica della legge elettorale è sempre stata posta a ridosso della fine della legislatura» e al riguardo Giovanardi cita l’intervento, nel febbraio del 1953, dell’allora deputato Oscar Luigi Scalfaro a difesa della riforma elettorale proposta dal governo De Gasperi.
L’argomento della riforma elettorale tiene banco nel dibattito dentro la Cdl. E se l’Udc stempera gli eccessi dei giorni precedenti, gli altri partiti non stanno a guardare. An, ad esempio, si stringe attorno al suo presidente che ha eretto un muro di distinguo a tutela del bipolarismo. «L’Udc mette in crisi la Cdl: ci vorrebbe una grande riforma che preveda una norma antiribaltone per evitare i ricatti dei piccoli partiti, altrimenti ci ritroveremo un’Italietta trasformista» attacca Domenico Nania, presidente dei senatori di An. «L’Udc - aggiunge - se proprio vuole far valere le sue proposte, dovrebbe convincere almeno una parte dell’opposizione». Più prudente la posizione di Forza Italia. «Noi la legge elettorale a colpi di maggioranza difficilmente la faremo. Se Prodi ritiene di non dovere avere un minimo di dialogo il problema è loro» afferma il ministro per lo Sviluppo territoriale, Gianfranco Miccichè. Fabrizio Cicchitto, invece, respinge al mittente le etichette che l’opposizione vorrebbe appiccicare alla riforma.

«Questa proposta - spiega il vicecoordinatore di Forza Italia - non è certamente una legge truffa, così come sostengono molti esponenti del centrosinistra che, ancora una volta, dimostrano di essere degli straordinari inventori di slogan basati su una plateale menzogna ripetuta ossessivamente per farla diventare una realtà, seguendo in questo il modello propagandistico dei partiti totalitari del XX secolo».

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