TERZO

Parigi resta indigesta agli azzurri del rugby, alla quarta sconfitta nel Sei Nazioni. Al ballo dei debuttanti, la festa è tutta per i giovani ragazzi di Marc Lievremont. 25-13 il risultato finale. In termini numerici è un mezzo passo in avanti rispetto al 47-8 con cui ci hanno travolto due settimane a Cardiff. Ma dallo Stade de France arrivano più conferme che smentite circa i limiti della squadra di Mallett. L'Italia resta una squadra dalla coperta corta. Ci mette il coraggio, butta il cuore oltre l'ostacolo. Ma spesso questo non basta. Soprattutto quando davanti ti trovi un avversario capace di studiare i tuoi limiti ed attaccarli con spietata lucidità. E ad essere messa ieri dietro la lavagna è stata soprattutto la difesa. Prima quella dell'asse ala-estremo che dopo Irlanda, Inghilterra e Galles si conferma autentica «banca del buco». Lì manca la copertura e prima Floch, sugli sviluppi di uno splendido «scarico» di Malzieu, poi Jauzion, segnano due mete che sembrano parenti stretti.
Nel midfield, dove invece la tenuta difensiva sembrava offrire qualche garanzia in più, è la mancanza di fiducia tra compagni che apre a Rougerie una breccia nella difesa azzurra per la terza meta di Francia. La pratica italiana si chiude qui per la squadra di Lievremont. A nulla è servita la terza meta in quattro partite di Martin Castrogiovanni. Ci rimette in carreggiata per un po' ma non inverte la rotta. In attacco l'Italia è prevedibile. Canale resta prigioniero dei fantasmi del Millennium. Le sue «dita lunghe» gli fanno perdere un altro pallone davanti alla linea di meta. Occasioni da non regalare a cuor leggero. In rimessa laterale si sente l'assenza di Dellapè, anche se numeri alla mano, gli azzurri sono i migliori del lotto (52 vinte e 6 perse). Peccato che le cifre non sempre siano sinonimo di qualità. Bortolami, in campo dal primo minuto dopo la notte di Saint Etienne, è tirato a lucido. Placca come un ossesso e in più porta il pallone avanti da vero leader. Davanti la battaglia è di quelle in cui non ci si deve tirare indietro e il capitano del Gloucester se ne accorge presto.
L'Italia c'è ma è anche piuttosto fallosa. Ricordiamocelo sabato quando al Flaminio davanti troveremo ancora il piede del signor Paterson, l'uomo che in Francia ci ha restituito a calci i passaporti per tornare a casa.

Con la vittoria sugli inglesi la Scozia ha allontanato per quest'anno lo spettro del cucchiaio di legno. Tocca ora agli azzurri di Mallett fare altrettanto. Forse non sarà la partita della vita. Ma servirà se non altro per capire se nella lunga marcia verso il prossimo mondiale, la strada presa sia quella giusta.

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