Milano - C’è qualcuno che tra pochi giorni, ricorsi permettendo, si intascherà una parte del «tesoretto», ovvero l’extragettito fiscale figlio della stangata firmata dal duo Padoa Schioppa-Visco. Non si tratta di indigenti o pensionati, ma dei circa 80mila tra dipendenti e dirigenti del ministero dell’Economia, Ragioneria di Stato, Entrate, Dogane, Territorio e Monopoli di Stato. Ma anche dei membri del Gabinetto del ministero di via XX Settembre e dei quadri della Scuola superiore dell’Economia e delle Finanze. Ognuno di loro incasserà in media un assegno di 5mila euro, quasi il doppio dello scorso anno.
Il decreto che il ministro dell’Economia ha firmato lo scorso 21 aprile è figlio di una legge del 1997. Che guarda caso reca la firma dell’ormai ex premier Romano Prodi. Si tratta infatti dell’articolo 12 del decreto legge 79, «disposizioni per il potenziamento dell’amministrazione finanziaria e delle attività di contrasto dell’evasione fiscale». Undici anni fa, dunque, la legge voluta da Prodi stabilì che il 2% delle somme riscosse all’Erario grazie agli accertamenti fiscali dovevano finire in un Fondo per premiare i dipendenti dell’allora ministero delle Finanze. Nel 2003 il governo Berlusconi aggiunse al Fondo le risorse provenienti dalla vendita di immobili, dai tagli alla spesa pubblica e dalla riduzione degli interessi sul debito.
Visto che il «tesoretto» fiscale per il 2007 ammonta a 20 miliardi di euro, il «premio di produzione» sarà di circa 400 milioni di euro. Quasi il doppio dei 262 milioni di euro di fine 2006. E pensare che allora l’assegno medio (3.275 euro) relativo al 2006 era stato spalmato su due anni. E dunque, ai 5mila euro di media andranno aggiunti poco più di 1.600 euro in media relativi a due anni fa.
Degli oltre 400 milioni, 175 andranno alle Entrate, 45 alle Dogane, 40 al Territorio, 5 ai Monopoli di Stato. Non basta. Secondo il Sole24Ore i sindacati di categoria sono riusciti infatti a innalzare la quota minima per assegnare il premio anche ai dirigenti che raggiungeranno il primo risultato utile (che è «adeguato»). Per loro è previsto un premio pari al 42% della busta paga (da 7mila a 19mila euro).
Ma c’è un ma. Dalla spartizione della maxitorta sono rimasti fuori gli agenti della Guardia di Finanza. Il perché lo spiega il generale delle Fiamme Gialle Domenico Minervini, presidente del Cocer, l’organismo di rappresentanza dei finanzieri, che nei giorni scorsi ha annunciato di essere pronto a presentare un ricorso al Tar contro il provvedimento del ministro Padoa-Schioppa: «Noi abbiamo pieno titolo ad avere un premio per la lotta all’evasione fiscale - dice Minervini al Giornale -. Perché veniamo esclusi? Perché questa legge dice che per le modalità di redistribuzione si fa riferimento alla contrattazione di secondo livello. Noi che siamo militari, e quindi senza sindacati, tecnicamente veniamo esclusi. Ma è un alibi». L’alto ufficiale delle Fiamme Gialle annuncia battaglia e lancia l’appello al prossimo governo. «È paradossale escluderci, siamo stufi.
Abbiamo anche chiesto che le risorse vengano assegnate al nostro Fondo che si occupa di caduti in servizio e orfani. C’e qualcosa che non quadra se il premio va all’impiegato della Scuola superiore dell’Economia e delle Finanze e non al nostro maresciallo di Milano che fa i controlli fiscali nelle grandi aziende».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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