Test d’ingresso al Politecnico la prova più ostica è il saggio

Ieri diecimila aspiranti matricole a Ingegneria e Architettura provenienti da tutta Italia e dall’estero

È stato «meno difficile del previsto». I più raccontano di aver risposto alla svelta alle domande di matematica e logica, qualche problema «c’è stato solo con la fisica». Ma sul test di ingresso per gli ingegneri del Politecnico, sostenuto ieri mattina da 5mila studenti, resta l’incognita della prova di comprensione. Un breve saggio di argomento scientifico che i ragazzi dovevano leggere con attenzione, rispondendo poi a 15 domande, il tutto in 15 minuti. «E qui molti commettono errori e perdono punti - racconta una docente al termine della prova -. Distrazione? Forse. È la parte del test dove lo studio non conta, qualcuno può prenderla sottogamba o avere in effetti delle difficoltà».
Lo conferma Sara, lecchese con una laurea in Design che ora vuole iscriversi a Ingegneria Biomedica. «È vero, la comprensione del testo è la parte meno intuitiva, guardandomi in giro ho visto facce spaesate - racconta fuori da una delle 21 aule che hanno ospitato le aspiranti matricole -. Il test mi è comunque sembrato più facile rispetto a 4 anni fa».
Anche chi non lo supera può iscriversi a Ingegneria, ma non può fare esami finché non ha colmato la lacuna. «Un grosso ostacolo, aspetto di vedere l’esito per decidere se iscrivermi qui o a Brescia, la mia città» racconta Michele, uno dei primi a consegnare. Gli studenti arrivano da tutta Italia: Emilia, Piemonte, Veneto, Puglia e Sicilia sono le regioni più rappresentate dopo la Lombardia. «Ho accompagnato mia figlia da Benevento - racconta un papà passeggiando nervosamente -. Ha deciso di studiare a Milano, è un po’ ribelle, ma con la matematica va d’accordo. Il problema ora sarà trovare l’alloggio».
Non tutti sono decisi. «Proverò anche il test di architettura nel pomeriggio, poi deciderò - sbuffa Paolo, bergamasco-. Quanto mi costa? Cinquanta euro a prova, una bella somma». Lo consola Alessandro di Trescore Balneario: «Mi aspettavo un test più difficile, le domande erano fattibili, anche quelle d’inglese. E si riusciva un po’ a copiare». Per evitarlo i docenti hanno mischiato i quesiti nelle fotocopie. «Molti ragazzi si guardavano attorno, sembravano distratti - raccontano tre professori -. Forse hanno tentato la sorte senza essere preparati».
Ci sono anche gli stranieri.

«Il test? Difficile» dicono in coro cinque ragazzi cinesi prima di sostenere la prova di Architettura con altri 5mila studenti. La prova è in italiano, per loro - spiegano in perfetto inglese - è la difficoltà maggiore. E ad Architettura i posti (limitati a differenza di Ingegneria) saranno assegnati in base al voto della prova.

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