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Il timoniere del cargo pirata era drogato

NapoliIl timoniere della nave mercantile «Jolly Grigio» era imbottito di cocaina. Ma, gli inquirenti della procura di Napoli hanno un terribile sospetto: al comando del cargo portacontainer della «Ignazio Messina», che due mattine fa ha spezzato in due e fatto colare a picco, con due uomini a bordo, il peschereccio «Giovanni Padre», forse non c'era alcun membro dell'equipaggio. Ovvero, il timoniere, Maurizio Santoro, genovese e il terzo comandante, Mirko Serinelli, brindisino. La tragedia di Ischia è anche uno schiaffo alla legge varata nel 2008 dal governo Berlusconi sui test antidroga nelle aziende, sui dipendenti che svolgono mansioni che potrebbero provocare rischi per i cittadini, tipo conducenti di bus e treni, piloti di aerei e controllori di volo e marittimi.
Santoro e Serinelli sono stati arrestati dalla Guardia costiera di Napoli, con l'accusa di naufragio colposo e duplice omicidio colposo. A bordo del peschereccio si trovavano il capobarca, Vincenzo Birra, 32 anni, salvatosi miracolosamente e altri due uomini, Alfonso Guida, 43 anni e il figlio Vincenzo di 21. I due uomini facendo colazione sottocoperta, non potevano immaginare che il un «mostro» lungo 142 metri stesse piombando sulla loro barca di 12 metri e sulle loro vite, facendolo inabissare in trenta secondi.
Immacolata Ramaglia, moglie di Alfonso e mamma di Vincenzo dopo due giorni di inutili perlustrazioni in mare scuote la testa e stringe a se il suo secondogenito. Rassegnata. Adesso dalla sua casa di Ercolano chiede giustizia. Spera almeno di di poter riavere le salme. «Ci hanno detto che il recupero del relitto costerebbe 500 mila euro ma per noi quei corpi non hanno prezzo» dice Rosaria, la sorella di Immacolata.
Adesso sono in molti a chiedersi se i test antidroga, obbligatori almeno una volta all'anno, secondo la legge che porta il nome del Ministro Giovanardi siano stati eseguiti sull'equipaggio della «Jolly Grigio». La legge, infatti, prevede che i test dovrebbero essere eseguiti nell'ambito di aziende pubbliche e private, compagnie di navigazione comprese, nei confronti del personale marittimo di prima categoria delle sezioni di coperta e macchina, limitatamente a stato maggiore e sottufficiali, componenti di equipaggio di navi mercantili. Santoro è mai stato sottoposto a questo test? «La legge risale al '90 ma senza un regolamento non poteva essere approvata- spiega lo stesso ministro-. Nel 2008, tra le resistenze di sindacati e imprenditori abbiamo approvato il regolamento e finalmente la legge è stata varata. In questi primi 3 anni c'e' stato un calo netto di persone risultate positive ai test. Quindi la legge funziona bene come deterrente».
Dal suo letto d'ospedale, Birra, ancora sotto choc ha ricostruito i secondi drammatici dello speronamento. «Stavamo pescando i gamberetti a strascico, ad una velocità massima di 3 nodi come ordina il codice. Birra avrebbe visto in lontananza il cargo ma non se ne è preoccupato, la visibilità era ottima ed era inimmaginabile che il colosso del mare non si accorgesse delle barche dei pescatori.
Invece, quella che poi è sembrata una sorta di nave ombra, senza occhi, che solcava il mare a una velocità di circa 15 nodi, poco dopo ha spazzato via come un fuscello il peschereccio. Nemmeno un grado di spostamento, come sentenziato dalla «scatola nera», nemmeno un tentativo disperato di segnalazione acustica per avvertire gli uomini del «Giovanni Padre» del suo arrivo. A bordo nessuno si è accorto che un peschereccio era stato spezzato in due e poi spedito negli abissi. Solo pochi minuti più tardi, via radio il comandante e' stato avvertito della sciagura.


Carminespadafora@gmail.com

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