Politica

Tir «alcolico» Ma la Polstrada non risponde

Venerdì 5 ottobre, ore 18.30, sono partita da Roma da alcune ore e mi sto avvicinando tranquillamente a Genova: supero La Spezia, e poi Deiva Marina. Ma che succede? All'improvviso un enorme Tir esce, senza freccia, sulla corsia di sorpasso e quasi mi schiaccia contro il guard-rail. Terrorizzata spingo la mano sul clacson e accelero, sfioro le lamiere di acciaio. Ma la storia non finisce qui: dopo alcuni metri c'e una coda, dovuta a un cantiere aperto, il Tir è proprio dietro di me, ne esce un uomo grande e grosso, sulla quarantina, si avvicina alla mia Mini e inizia a tempestare di calci e pugni la porta. Ho paura, ma cerco di comprendere che cosa vuole. Non posso: è palesemente ubriaco (sono un neurologo e so di cosa parlo), si allontana solo quando riesco a ripartire. Scioccata compongo il 113 e chiedo di parlare con la polizia stradale: mi passano il responsabile di Spezia, al quale espongo l'accaduto, descrivo il Tir. È bianco, con grosse scritte arancioni, pubblicizzano un mobilificio di Bordeaux, ha targa gialla, francese.
Oltre ad avere riferito l'infrazione effettuata e l'aggressione subita, insisto soprattutto sul pericolo rappresentato da un autista ubriaco per tutte le altre persone in quel momento in autostrada, ma la risposta del funzionario mi annichilisce: «Spiacenti, non abbiamo macchine a disposizione». Riferisco la risposta al mio compagno di viaggio, un generale della Guardia di finanza che mi dice: «Non è possibile, avrai capito male, ora chiamo io». Chiama lui, gli risponde un altro funzionario, questa volta del comparto di Chiavari : «Abbiamo bisogno della targa del mezzo». Come, non bastava la descrizione precisa che ho fatto? Va bene, rallento, accosto in una piazzola, e faccio passare avanti il Tir, il Generale prende nota della targa e richiama.
A questo punto il funzionario ci avverte che avrebbero fatto partire una macchina da Chiavari, ma è passata ormai mezz'ora, e siamo a Rapallo. Procediamo, lentamente, risuperando il Tir francese, che ci segue «incollato». Siamo tuttavia fiduciosi nell'arrivo della Polstrada, che ci è stato annunciato, ma niente: arriviamo al casello di Genova Nervi, la nostra destinazione.

Usciamo, ora per noi il Tir non rappresenta più un pericolo, ma per gli altri automobilisti? Oggi sporgeremo denuncia.
*Neurologa e docente
di psicologia medica

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