Angelo Sacco, il killer di Bogogno, è un ottimo tiratore. A confermarlo sono alcune persone che lo conoscono bene. Fino al 1985, racconta uno dei suoi ex compagni di caccia, che preferiscono lanonimato perché «il paese è piccolo», dirigeva la sezione locale della Federcaccia: in pratica teneva le tessere e vendeva i bollini. Luomo, oggi 54enne, ha abbandonato lattività venatoria, per limitarsi a passeggiare nei boschi, osservando la selvaggina. «Era il migliore - spiega uno di loro - quando qualcuno si scaldava, lui era il primo ad intervenire per calmare gli animi».
Sacco, pur avendo smesso di sparare, ha però continuato a frequentare i poligoni per dedicarsi al tiro al piattello, specialità in cui eccelleva. Da tutti viene descritto come un «tipo schivo, molto riservato» e da almeno una decina di anni, non partecipava più alla vita del paese. «Da giovane era brillantissimo: partecipava a tutto, veniva sempre al bar a giocare a carte». Poi, il servizio militare lo aveva trasformato, «dal giorno alla notte».
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