Il titolare della Farnesina accompagnato da 40 funzionari negli Stati Uniti per l’assemblea dell’Onu. È alloggiato al «Millennium», l’hotel dei vip vicino al Palazzo di Vetro D’Alema a New York, la missione diventa vacanza Gli impegni ufficiali fin

La moglie Linda al suo seguito. «Ne approfittiamo per stare insieme»

nostro inviato a New York
Perché Massimo D’Alema e l’intera delegazione della Farnesina ripartiranno per Roma sabato sera, dal momento che i loro lavori ed anche l’ultimo impegno del ministro degli Esteri saranno esauriti nel pomeriggio del giorno prima? È un interrogativo che riceve risposte evasive e dunque allarma i giornalisti al seguito, che temendo chissà quale incontro segreto del vicepremier hanno anch’essi dilazionato il rientro. Un rebus, più intrigante del dilemma sulla partecipazione di D’Alema alla cena di gala offerta domani da Romano Prodi e Pervez Musharraf per lanciare l’iniziativa italo-pachistana per la riforma delle Nazioni Unite. Nel programma pur aggiornato dall’ufficio stampa della Farnesina, non ci sono cenni della partecipazione di D’Alema al cenone imbandito al Roosevelt, anche se ieri il nostro ministro ha incontrato proprio il collega pachistano Kasuri. «È una cena a livello di capi di governo», minimizzano gli uomini della Farnesina per tacitare sospetti di concorrenza o di screzi tra D’Alema e Prodi, «dunque è normale che il ministro degli Esteri non ci sia». Pur se Kasuri invece, al fianco di Musharraf ci sarà.
Però, se questa della cena può esser facilmente liquidata come una «montatura» dei giornalisti che «cercano sempre un titolo» come rimprovera D’Alema, quello del giorno in più di sosta a New York è un piccolo ma vero giallo che tinge di mistero la partecipazione del ministro degli Esteri alla 61ma assemblea generale dell’Onu. Son giunti intorno alle 23 di domenica (in Italia erano le 5 del mattino) al Millennium (l’albergo dei vip a due passi dal Palazzo di Vetro, ove una suite costa 1.600 dollari a notte) con volti stanchi e provati dalla lunga trasvolata sull’Airbus governativo. Una quarantina di persone, forse più, ad accompagnare D’Alema. Perché ve ne andate sabato e non venerdì, sapete quale impegno fuori programma abbia il ministro, deve vedere qualcuno a New York? «Non siamo informati di alcuna visita», han risposto quelli dello staff venuti da Roma, «ma possiamo garantire che i lavori terminano venerdì alle 17 dopo l’incontro dei ministri degli Esteri Ue col Segretario di Stato americano prima e con Ahtisaari dopo. Sabato non c’è nulla da seguire, anche noi abbiamo la giornata a disposizione».
Ma sì, dopo cinque giorni di intensi impegni, anche gli uomini della Farnesina han diritto ad una vacanza, una giornata da spendere in shopping sulla Quinta o ritemprar l’anima nelle sale del Moma. E ha diritto al riposo, una giornata liberamente americana, anche D’Alema. Che forse proprio per un tal gran finale da uomo normale, in questo viaggio s’è fatto accompagnare dalla moglie, Linda Giuva. Era anche lei nella delegazione, domenica sera. E ha confermato la versione dei funzionari della Farnesina: «Assolutamente, nessun impegno segreto, riservato o ufficioso per sabato. Ci prendiamo una giornata tutta per noi due, soli. Vogliamo fare i semplici turisti, niente che possa interessare i giornalisti». Se è una pausa, perché non avete portato anche i due ragazzi? New York è affascinante ancor più per i giovani. «Il piccolo ha già iniziato la scuola e Giulia si sta preparando ad un esame tra pochi giorni, non era possibile. Così ne approfittiamo per una piccola vacanza a due. È da tantissimo tempo, che non stiamo più da soli», ha risposto la signora.
Nessun mistero dunque? Il leader dei Ds ha semplicemente abbinato ad un intenso impegno internazionale una giornata di vacanza con la moglie? È così, ma non solo. Linda Giuva infatti non lo ha detto, e D’Alema nemmeno, forse per pudore. Ma sabato i due festeggiano vent’anni di matrimonio e vogliono onorar la ricorrenza proprio a New York, altro che in barca. Per questo non si son portati dietro i figli, perché la festa è classicamente e soltanto per due. Loro due, che in un giorno di settembre del 1986, forse era sabato o forse no, son saliti in Campidoglio per farsi sposare nella sala rossa. E almeno quello di matrimonio, certamente non l’ha celebrato Walter Veltroni.
Ieri intanto, D’Alema ha incontrato pure il collega argentino Tajana, il messicano Derbez, il sudafricano Zouna e il segretario della Lega araba Moussa.

Nel pomeriggio ha partecipato alla riunione con Kofi Annan sull’Irak Compact, tranquillizzando e ribadendo che «il ritiro del contingente militare non dev’essere in alcun modo interpretato come un disimpegno dell’Italia dal processo di ricostruzione e democratizzazione dell’Irak».

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