Cultura e Spettacoli

Titoli di coda sul western dei «fratelli Oasis»

Più del rock chitarre poterono le liti, i dispetti e gli insulti. I fratelli Liam e Noel Gallagher si sono mandati a quel paese per l’ultima volta; gli Oasis si sciolgono ufficialmente alla vigilia dello show di stasera all’I-Day Urban Festival di Milano. È successo venerdì sera a Parigi, prima dello show al Rock en Seine. «Liam gli ha rotto una chitarra costosissima e Noel non ci ha visto più ed è andato via», ha raccontato il fratello maggiore e dj Paul. Niente concerto e bye bye Oasis. Sembra una ragazzata ma è l’ultimo capitolo nella storia della band. Annullato quindi anche lo show milanese (il festival si terrà lo stesso con protagonisti a sorpresa i Deep Purple) e fine del gruppo. Quella di Milano avrebbe dovuto essere l’ultima celebrazione del loro mito prima di cinque anni di stop, invece il sipario si chiude ingloriosamente, senza una canzone. La notizia era nell’aria; la settimana scorsa la band ha cancellato lo show al festival di Essex, ufficialmente per una laringite di Liam, ma non ci ha creduto nessuno. «È con un po’ di tristezza ma con grande sollievo - scrive Noel sul sito del gruppo - che annuncio che lascio gli Oasis. Non potrei lavorare con Liam un giorno di più. Mi scuso con chi ha comprato i biglietti per gli ultimi concerti». Tutta colpa di Liam? Mah.
I fratelli-coltelli hanno la meglio sui musicisti che hanno inventato il Brit Pop segnando le coordinate del rock moderno - che non è poi tanto diverso da quello del passato citando Beatles, Who e Kinks - ma che trova la sua originalità in un suono al tempo stesso ruvido e melodico, gagliardo e friabile. In fondo Liam e Noel nei primi anni ’90 hanno cominciato a fare in giro per il mondo quello che facevano in privato a Manchester: scrivere canzoni e riempirsi di insulti e cazzotti. E non a scopi promozionali, botte vere che spesso hanno messo in crisi la sopravvivenza della band. Noel, il maggiore, oggi 42enne, chiarisce subito chi comanda: «Sono io il leader e le canzoni le scrivo solo io». E la formula funziona. Il cd d’esordio Definitely maybe, uscito in un periodo delicato in cui muore Kurt Cobain e i Guns n’Roses entrano in crisi, vola in vetta alle hit parade e conquista un record: entra nella storia come «album di debutto che vende più copie nel minor tempo». Complimenti. Del resto la loro filosofia è sempre la stessa. Definiscono i rivali Blur dei «fighetti» e annunciano: «Siamo sempre rock, tanto ritmo, niente chitarre acustiche e giacche di pelle», una filosofia tanto semplice quanto vincente. Due anni dopo infatti esce What’s the story morning glory, un megasuccesso con tre Brit Awards conquistati e un concerto al Festival di Knebworth davanti a 250mila persone. «La storia è qui adesso, la stiamo facendo noi», proclama quel giorno Noel. Potrebbero godersi la gloria, ma già da allora i pugni vincono sulla musica. C’è solo l’imbarazzo della scelta nel citare i loro scontri. Durante la registrazione tv dell’Mtv Unplugged di quell’anno Liam rifiuta di cantare e, semiubriaco, disturba platealmente il concerto del fratello. I due si mollano e riconciliano più volte, come se, appena staccati gli amplificatori e spenta l’eco delle urla dei fan, diventassero prigionieri delle loro differenze caratteriali. Nel ’99, come se non bastasse, perdono pure il chitarrista Paul Arthurs e il bassista Paul McGuigan e l’anno dopo arriva un’altra grave crisi... Noel molla baracca e burattini nel pieno della tournée europea (Liam avrebbe insultato l’allora moglie di Noel e messo in dubbio la paternità della figlia) sostituito al volo da Matt Deighton che, ironia della sorte, debutta proprio a Milano, nel 2006 Noel ha suonato da solo al Blue Note di Milano presentato da Del Piero, e via picchiando e facendosi lo sgambetto ai giorni nostri. Eppure l’ultimo anno ha portato bene agli Oasis. L’album Dig out your soul è arrivato al primo posto in Inghilterra e al quinto in America (non arrivavano così in alto negli States dal ’97 con Be here and now) e dal vivo i concerti del loro tour europeo sono andati letteralmente a ruba. Loro naturalmente hanno fatto le primedonne fino all’ultimo minuto, seppur separate in casa. Dopo tanti «attenti al lupo» nessuno s’aspettava un finale così tranchant. Almeno finite gli ultimi tre concerti: dopo tante battaglie che vi costa? In questi giorni, a Rolling Stone, Noel sembrava pronto a fumare il calumet della pace. «Facciamo funzionare gli Oasis con i dischi e i tour - ha detto - non serve essere amici, neppure Jagger e Richards lo sono più. La band non si scioglierà ma io farò qualcosa di diverso, il mio ideale sarebbe entrare in una band suonando la chitarra e senza preoccuparmi di scrivere. Picasso ebbe un periodo blu, forse lo avrò anch’io ma non lascerò mai gli Oasis. Del resto io sono gli Oasis». Invece, poche ore dopo, ciao ciao a tutti. Ora che succederà? Liam potrebbe finalmente prendere il comando; non è un grande autore, ma con l’aiuto degli altri due membri Gem Archer e Andy Bell potrebbe nascere una buona oligarchia senza un monarca.

Chissà.

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