TIZIANO La pittura di un lungo rimpianto

«Un paio di fagiani e non so che altro vi aspettano a cena insieme con la signora Angiola Zaffetta ed io. Sì che venite, aciò che dandoci coniuamente ispasso, la vecchiaia, spia della morte, non gli raporti mai che noi siamo vecchi...». Così in tono scherzoso per nascondere la malinconia del trascorrere del tempo, Pietro Aretino, in un dicembre veneziano del 1547, invitava Tiziano a cena insieme con la celebre cortigiana Angiola. È uno degli scritti più noti dell’epistolario tra l’artista cadorino e lo scrittore toscano, riportato nel delizioso volumetto della serie Miniature di Abscondita (Pietro Aretino-Giorgio Vasari. Tiziano, pag. 72, euro 12). Curato dallo storico dell’arte Stefano Zuffi, l’epistolario ricostruisce il lungo sodalizio fra i due personaggi. «Per quasi trent’anni - scrive nella post-fazione il curatore - Tiziano e Pietro Aretino ...hanno condiviso committenti e cortigiane, piaceri e affari, tristezza e fama, serate in compagnia e meditazioni solitarie, diventando vecchi insieme».

Ne risulta una straordinaria tranche de vie (ma anche dell’arte), che il volume completa con la celebre Vita, scritta da un altro toscano, Giorgio Vasari. Testimonianza del cambiamento del gusto del Vasari che, cresciuto nella devozione verso Michelangelo e del «primato del disegno», a poco a poco è sedotto dal trionfo coloristico di Tiziano.

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