Allora è più onesto Massimo D’Alema, che ai giornalisti che ogni tanto gli chiedono conto della sua onnipresenza risponde sprezzante: «Parlate voi che scrivete da vent’anni». Dario Franceschini no. Lui, da capogruppo dell’Ulivo alla Camera, pare un secolo fa ma son passati solo due anni, diceva cose tipo: «In ogni Paese europeo esistono luoghi per il ricambio generazionale. Nel nostro no. Il Pd può essere il contenitore del futuro e per questo voi giovani dovete essere i protagonisti della sua costruzione. Senza paura di sporcarvi le mani». Ecco, niente paura, i protagonisti le mani non se le sporcheranno.
Una. In lista per le Europee, il Pd ha messo una sola under 30, Maria Flavia Timbro, classe 1980. Che è anche l’unica under 35, ed è in compagnia di altre tre sole candidate se proprio fra i giovani si vogliono annoverare i quarantenni. E sì che avrebbe pure potuto farlo, il coup de théâtre. Quando ha detto: non candideremo chi ha già incarichi istituzionali, bastava un passetto oltre, bastava annunciare: avremo solo capilista giovani. Sai che bello poter rinfacciare al Pdl quel capolista settantenne che risponde al nome di Silvio Berlusconi? Macché. I capilista e i candidati democratici hanno una media di 60 anni, perché il più giovane, tolti i quattro di cui sopra, ne ha 42 e il più vecchio ne ha 77 (è Luigi Berlinguer, quello su cui da settimane si danna Massimo Cacciari, sindaco di Venezia: «Ma che c’entra con il Nord Est?»).
Ora, non è che le liste pullulino di sbarbatelli, su 904 candidati i nati dopo il 1974 sono solo 63. E nemmeno si dice di fare come Forza nuova, che batte tutti schierando venti giovanissimi. Ma insomma, persino quegli ex democristiani dell’Udc sono riusciti a scovarne almeno tre. Nel centrosinistra il panorama è desolante. Nell’ala estrema per contare nove giovani bisogna mettere insieme Sinistra e libertà, Partito comunista dei lavoratori e il cartello Prc-Sinistra europea-Pdci. Antonio Di Pietro ne candida quattro, persino i Radicali sono fermi a due. Nel centrodestra stupisce la Lega, che sbandiera una classe dirigente giovane ma che deve averla dirottata altrove, visto che alle Europee ne conta soltanto tre, uno, Emanuele Canepa, a 25 anni è il più giovane in assoluto. Fa cifra tonda invece il Pdl, che schiera dieci giovani. In generale, la generazione che s’è persa gli Anni di Piombo, la Bloody Sunday l’ha studiata sui libri e Che Guevara lo ha visto solo sulle magliette pare non sia considerata granché degna. Così, anche chi c’è, magari c’è per fare da specchietto per le allodole. Idv candida la fu hostess Maruska Piredda «detta Marusca» con la C che sennò la gente sbaglia a scrivere il nome: di lei si ricordano solo le gesta durante la trattativa di Alitalia, nelle foto era quella che esultava per la rottura. La Sinistra sceglie la provocazione, e mette in lista la rom Dijana Pavlovic.
Alla fine, proprio quel Pdl finito nel mirino per il «ciarpame» denunciato da Veronica Lario si ritrova con il solo volto televisivo di Barbara Matera, visto che poi schiera un politico impegnato come Carlo Fidanza, una superlaureata come Lara Comi, una dirigente sanitaria come Licia Ronzilli. Nel Pdl, c’è poi da segnalare il «caso» di Carlo De Romanis, che ha solo 29 anni ma da sette lavora nelle istituzioni europee, fa il segretario dei Giovani del Ppe e dice cose tipo: «Solo l’Italia manda in Europa i politici di cui si vuol disfare, che poi non vanno in aula e non parlano con nessuno perché non conoscono le lingue». È stato Silvio Berlusconi a «imporlo», se l’è portato pure a Firenze e a Prato per presentarlo pubblicamente. Infatti è il solo autorizzato a pubblicare sui manifesti le sue foto con il premier.
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