Aveva chiesto di avere pazienza, il signor Roberto Donadoni.
Aveva chiesto di non fare paragoni con Marcello Lippi, eventualmente di prendere in considerazione i primi due mesi della vecchia gestione, quelli dove anche il futuro ct campione del mondo aveva sofferto come un cervo ferito mentre i risultati non arrivavano. E a chi aveva fatto scomodi paragoni, il signor Roberto Donadoni aveva chiesto tregua, perché era certo che la gente non lo conosceva ancora bene e neppure quello che aveva in testa. Intanto il ritorno di Luca Toni: serviva un gol per rimettere le cose a posto e Luca Toni era il suo bomber che tornava. Un doppio filo che legava il ct al centravanti e così è partita questa terza avventura nel girone B di qualificazione allEuropeo.
LOlimpico in festa per il ritorno dei campioni del mondo in pantaloncini corti dopo la notte in borghese al Circo Massimo, stadio quasi esaurito, serata quasi perfetta per giocare a calcio, quando è arrivata anche la notizia della sconfitta della Francia in Scozia, sembrava che la qualificazione alla fase finale dell Europeo fosse cosa già fatta.
Mancava il gol, uno stupido gol, un pallone a caso che gonfiasse la rete giusta, magari un colpo di Toni che tornava il centravanti dei campioni del mondo dopo tutte le polemiche relative alle sue esclusioni precedenti. «Luca Toni ti amo», recitava una scritta su un tricolore appeso alle ringhiere dellOlimpico, e la gente aspettava il suo guizzo. Magari su quel pallone dopo undici minuti di gioco che Del Piero ha girato in mezzo allarea, niente, allora su quella punizione di Pirlo, niente, ancora in ritardo. Eppure lunico in grado di metterla sembrava solo e soltanto lui, il bomber scelto da Donadoni, ma non era semplicissimo liberarsi di quel Shershun, solo alla terza presenza con la maglia gialla dellUcraina ma pazzesco nellapplicazione. Oleg Blochin gli aveva chiesto di fare il marcatore vecchia maniera e lui, con laiuto di Rusol, ha fatto rivivere le vecchie immagini del calcio in bianco e nero, altro che marcatura a uomo, a tratti è sembrata una proiezione hard, mani dappertutto. Il greco Vassaras a un certo punto lo ha anche ammonito, in realtà era stato lunico intervento non falloso che aveva effettuato dallinizio della partita. Alla mezzora cè un cross di Oddo, Toni riesce a liberarsi, colpisce di testa e anche bene, Shershun è tagliato fuori, lOlimpico urla ma Shovkovskyi vola, fa il miracolo che Donadoni non avrebbe mai voluto vedere e cinque minuti dopo si ripete, e ancora su Toni. È a quel punto che il bomber salva il mister, prima un rigore netto su di lui in area («Rigore sacrosanto» confermerà), poi un gol di quelli con il gesto della lampadina che savvita: allora, capito lantifona?
«Ho preso tante botte, ma quando fai un gol come il mio i dolori non li senti», ha raccontato più tardi. «Questa vittoria è dedicata a noi, al pubblico e a Donadoni, per lui era una partita fondamentale.
La panchina che scottava, i fischi già pronti e perfino la testata di Zidane diventano storielle, e Toni continua a ricordare la altre cose belle, mentre il ct se lo gusta e lo ringrazia.
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