Prima e seconda convocazione, come alle assemblee di condominio. Novità da statuto, per evitare di finire come l’anno scorso, con il proboviro che scappa con la cassa (delle schede votate) e il partito, in rivolta, che viene commissariato dall’alto. L’Italia dei Valori apre domani a Genova la stagione dei congressi provinciali liguri e sui manifesti chiama a raccolta gli iscritti con una innovativa doppia convocazione. Giovanni Paladini, commissario e coordinatore regionale dei dipietristi non si stupisce e invita a non farlo: «È una disposizione del codice civile, non vedo cosa ci sia di strano. Nulla di nuovo». E in effetti che nella sostanza ci siano poche novità lo dicono anche alcuni dirigenti liguri.
Alcuni parlano liberamente, altri chiedono di restare un po’ più coperti. Ma il concetto che esprimono è più o meno lo stesso: «Nell’Italia dei Valori non c’è democrazia, si fa quello che dice Tonino, lui decide, poi si fa finta di votare». Accusa pesante, che però qualcuno prova a documentare con i fatti. Ad esempio anticipando già chi saranno i segretari eletti nei vari congressi. A Genova, assicura il tam tam interno, coordinatore comunale dovrebbe essere nominato Giovanni Pinelli, mentre Giovanni De Toni farà il segretario provinciale. La direzione organizzativa regionale sarà invece affidata a Marylin Fusco, donna forte del team di Paladini. A Savona il segretario provinciale uscente è dato già per battuto a vantaggio di Rosario Tuvé, ex Pd, e suo braccio destro, in qualità di dirigente organizzativo sarà Catalano, con il quale supererà eventuali dissapori. Eppure Davide Giribaldi, segretario uscente, dovrebbe per statuto, restare in carica tre anni e ha appena finito il primo. «Ad oggi ufficialmente so quello che l’onorevole Paladini mi ha detto, che si lavora per una composizione unitaria del congresso - spiega l’uscente - Ma è anche vero che mi risulta che gli uomini dello stesso Paladini stiano lavorando a una seconda ipotesi. Non so, aspetto di incontrarlo, mi ha detto che sarebbe venuto domani (oggi per chi legge, ndr). Da parte mia, con Baglietto assessore a Varazze e altri amici, rappresento come minimo la metà degli iscritti. Sono stato eletto con il 70 per cento dei consensi ad un congresso e abbiamo fatto crescere il partito. Stiamo a vedere».
L’onorevole Giovanni Paladini incontrerà forse oggi Giribaldi. Ma ieri, in una pizzeria della Foce ha incontrato alcuni dirigenti a pranzo e altri alla sera. Due pre-congressi? Per decidere già i nomi? «Non ho interferito nei congressi - assicura Paladini - Non so chi verrà eletto, non c’è nulla di preparato a tavolino. Ci sono molte persone valide. A Savona mi risulta che si vada unitariamente». Unitariamente, vuol dire che ci sarà una sola candidatura: Giribaldi resta al suo posto, quindi? «Non lo so», è la replica sibillina. Il resto delle illazioni vengono tutte respinte. «Il segretario provinciale di Savona non finirà i suoi tre anni perché il presidente (Di Pietro, ndr) è venuto in Liguria e ha detto di rifare tutti i congressi. Il presidente ha la facoltà di farlo. Gli unici problemi mi risulta ci siano alla Spezia dove diverse persone vogliono fare il segretario - replica Paladini - Avrei potuto non rifare nulla. Per me era più comodo. E poi da noi non ci sono correnti, siamo tutti in linea con il presidente».
Spiegazioni che contengono tutte un po’ di verità. Come a proposito del fatto che comunque decide Di Pietro. O come sulla situazione spezzina dove ci sono tre o forse quattro posizioni diverse che evidentemente sfuggono a una previsione. Impossibile davvero qui fare pronostici tra l’uscente Zito, Isolabella e altri candidati inattesi. Tanto che il coordinatore bacchetta i compagni levantini: «Alla Spezia dovrebbero piuttosto preoccuparsi di raccogliere le firme - rintuzza Paladini - Al presidente interessano più quelle che i nomi dei segretari».
Non resta che attendere l’esito dei primi congressi, a partire di quello di domani al Teatro della Gioventù che, come ammesso dallo stesso Paladini, potrebbe anche portare all’elezione di un outsider. Persino di un outsider talmente poco conosciuto all’interno del partito che in queste ultime settimane è stato presentato persino agli eletti nelle assemblee dei vari enti locali. Di certo non ci sarà più il problema del quorum degli iscritti e del conteggio dei presenti. Questione esplosa lo scorso anno anche a causa di un elevatissimo numero di tessere registrate dal partito, cui non trovava un riscontro di presenze al momento del congresso.
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