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La top-ten delle meglio svestite

Gaia Cesare

Per anni ha imperversato quella delle «best dressed», ossia la classifica delle donne meglio vestite. A inaugurarla era stata - nel lontano 1940 - Eleanor Lambert, guru del mix esplosivo tra moda e pubblicità che ha fatto la fortuna delle riviste patinate di tutto il mondo. Da allora, per entrare nella top ten che incorona le più chic e sofisticate del reame, decine di dive hollywoodiane, conduttrici televisive, pop star e show girl d’assalto hanno fatto a gara per sfoggiare abiti ricercati, modelli unici creati ad hoc da stilisti di fama internazionale - anche loro impegnati nella ricerca di celebrità che facessero da testimonial al proprio marchio - per guadagnarsi un posto nel podio degli imperi della moda femminile come Vanity Fair, Vogue, People o Glamour. Ora, però, l’aria sembra cambiata. Nuovo anno, nuova vita, nuove tendenze.
A poco più di due anni dalla morte della Lambert, che aveva lasciato la sua eredità a Vanity Fair, il magazine ha deciso di interrompere la lunga tradizione, mentre contemporaneamente il sito del canale tv E! - specializzato in gossip e dintorni - ha svoltato e ha inaugurato una classifica sui generis, quella delle «meglio svestite», le «best undressed» . Sì, perché se c’è una tendenza che si è affermata negli ultimi anni tra le celebrità è quella degli abiti striminziti, dei décolleté che lasciano poco spazio all’immaginazione, degli spacchi con gambe da gazzella in bella vista e degli abiti velati, che più del famigerato «vedo-non vedo» esibiscono curve sfacciatamente sexy e lingerie provocante.
In Italia il look velato o «svelato» - indossato alla maniera chic, sensuale e svampita a cui in poche possono ricorrere - lo ha rilanciato Francesca Neri, tornata alla ribalta come produttrice. Ma la passerella internazionale - inutile a dirsi - è quella che ha ispirato la nuova classifica, che al primo posto vede trionfare Eva Herzigova. La regina del Wonderbra, immortalata in un abito tutto pizzi e merletti, ha lasciato nel cassetto di casa il reggiseno che ha fatto la sua fortuna e in occasione della premiazione per «L’Uomo dell’anno», organizzata da GQ, ha esibito un décolleté poco riservato mentre sfoderava contemporaneamente uno slip nero ammantato tra i veli di un abito della medesima tinta. Un look in apparenza imitato - ma in realtà notevolmente peggiorato - dalla quarta classificata, Britney Spears, entrata di prepotenza nella classifica per la minigonna vertiginosa e i tacchi a spillo (con cagnetto bianco al seguito) indossati in occasione dei Billboard awards.
Nulla in confronto alla sfrontatezza della seconda «meglio svestita», Eva Longoria, protagonista di «Casalinghe disperate», che - quasi a confermare lo stato d’animo della serie televisiva da lei interpretata - si è presentata agli Mtv Music Awards addirittura in costume da bagno. E che costume: bianco, completamente sventrato al centro e con appena due fasce laterali a coprire le nudità, adorna solo dei suoi gioielli. La lista, insomma, riserva delle sorprese. Dopo il terzo posto dell’attrice Brittany Murphy, immancabile compare il nome della prezzemolina Paris Hilton, quinta classificata con il suo look reggiseno, mutande, calze e reggicalze in pizzo bianco e orecchiette da coniglietta sfoggiate in occasione di Halloween.
E chissà che non siano state proprio queste mise a far cambiare idea agli eredi della Lambert, che per Vanity Fair ogni anno stilano la classifica dei meglio vestiti del mondo e che ora hanno deciso di dare un taglio alla lunga tradizione. Troppe classifiche, troppi sospetti nascosti dietro ognuna di esse. «Sembra che molte riviste vogliano ricambiare dei favori ai manager di alcune star» e per questo le inseriscono nei famigerati elenchi - ha spiegato al New York Times Amy Fine Collins, corrispondente di Vanity fair e responsabile della più autorevole delle classifiche di moda stilate negli Usa.
E il dibattito è aperto. Perché c’è chi difende le liste, ma sostiene che siano state snaturate.

«La vera moda ha a che fare con quello che la gente indossa davvero, non con quello che viene imposto da qualche stilista francese», dice Cindi Leive, alla guida del magazine Glamour, sottolineando l’attenzione che ha il suo giornale per gli abbinamenti personalizzati che i vip fanno dei loro abiti e degli accessori. E Martha Nelson, responsabile editoriale del gruppo People, dice: dovremmo tornare agli scatti dei paparazzi, che immortalano le star nella routine quotidiana, quando le griffe sono lontane.
Gaia Cesare

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