Torino-Venezia, direttissima sul Po

Un percorso di 679 chilometri imitando Austria, Francia e Svizzera

Tira un buon Vento. Con la «V» maiuscola. E potrebbe portare a una pista ciclabile lunga 679 chilometri che scorrendo sugli argini del Po colleghi Torino a Venezia. Un sogno? Probabilmente sì perché nel nostro Paese, la maggior parte delle volte, questi restano sogni. Altrove no, sul Danubio, sul Reno si traducono in filanti tratti d'asfalto con segnaletiche e servizi che portano turismo e lavoro. E senza investimenti da fantascienza. Il progetto «Vento» c'è ed è già arrivato sul tavolo del ministro al Turismo Dario Franceschini, che ha garantito il proprio impegno, un protocollo d'intesa e un tavolo tecnico. Lo ha messo a punto da qualche anno il Politecnico di Milano che ha pensato ad una serie di infrastrutture leggere sulla dorsale del Po per un investimento stimato di circa 100 milioni di euro (che potrebbero essere in parte coperti da fondi europei) che metterebbero in sicurezza e in collegamento piste già esistenti al 65 per cento.

L'obbiettivo è fare ciò che da anni hanno fatto in Germania con i percorsi della Baviera, dell'Altmuhel o intorno al Lago di Costanza o in Austria sulle rive del Danubio. Ma anche in Svizzera, Francia, Olanda. Cioè fare del nostro Paese una meta del turismo su due ruote che è ormai un business. Basti pensare che solo in Germania porta ogni anno 4 miliardi di indotto, in Francia dà lavoro a 16.500 dipendenti nel settore, in Austria 7.500. Nel caso di Vento sarebbero più di 10.000 le aziende agricole interessate dal percorso. La Venezia-Torino sarebbe la Ciclovia più lunga d'Italia e d'Europa e secondo il progetto del Politecnico un investimento a rendita sicura. I casi proprio nel nostro Paese già ci sono. A confermarlo è uno studio Ambrosetti del 2014 sul «Valore delle due ruote» che prende ad esempio la rete ciclabile del Trentino: gli oltre 400 chilometri di piste realizzati variano nei costi dai 20 ai 400 euro al metro ma ogni anno producono un indotto turistico di 100 milioni spalmato tra alberghi, ristorazione e attività di vendita e assistenza legate alle due ruote.

E che sia questa una strada per incrementare le presenze turistiche anche fuori stagione lo hanno capito anche altre Regioni italiane. A cominciare dalla Liguria, tanto per fare un esempio, che sul tracciato delle vecchia linea ferroviaria ha realizzato la ciclabile che va da Ospedaletti a San Lorenzo con il restauro a Sanremo della vecchia galleria completamente dedicata con scritte e foto alla classica del ciclismo di primavera.

E con la stessa filosofia in Umbria, 48 anni dopo la fine del servizio, è stato rimesso a nuovo il tratto di ferrovia da Spoleto a Norcia, 19 gallerie e 24 viadotti per 51 chilometri riservati alle bici. Erano terra di nessuno e oggi si sono trasformati in una risorsa.

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