Torna (un’altra volta) «Il Grinta». Al cinema e ora anche in pagina

Quando l’americano Charles McColl Portis nel 1968 propose per la prima volta il suo romanzo True Grit, la prima grande fase del cinema western era già tramontata da un pezzo. Film come Per un pugno di dollari (1964), Per qualche dollaro in più (1965) e Il buono, il brutto, il cattivo (1966) di Sergio Leone avevano già mostrato l’altra faccia della Frontiera e di lì a poco Il mucchio selvaggio (1969) di Sam Peckinpah avrebbe dato il là a un’altra rivoluzione.
Di certo Portis non si aspettava che le vicende di cui è protagonista la sua piccola Mattie Ross (disposta a tutto per vendicare la tragica morte del padre Frank) sarebbero state portate con successo l’anno dopo al cinema dal regista Henry Hathaway con Il Grinta che varrà un Oscar a John Wayne per la sua interpretazione dell’anziano sceriffo Reuben J. «Rooster» Cogburn. Né tantomeno lo scrittore originario dell’Arkansas si sarebbe aspettato di dover rimettere in pista il suo pistolero qualche anno dopo per il soggetto che nel 1975 darà vita a Torna «El Grinta» di Stuart Millar, dove John Wayne verrà affiancato da Katharine Hepburn. In Italia il romanzo Il Grinta (pagg. 190, euro 15) esce solo ora da Giano Editore con la traduzione di Marco Rossari in occasione del lancio internazionale del nuovo adattamento cinematografico dell’opera di Portis fatto dai fratelli Joel ed Ethan Coen. Il film, che uscirà in Italia il 18 febbraio e aprirà ufficialmente la prossima Mostra del Cinema di Berlino, negli Stati Uniti ha già sbancato il botteghino, incassando oltre 120 milioni di dollari solo nelle prime tre settimane di programmazione.
«Avevamo visto il film da ragazzi - hanno dichiarato i Coen - e lo abbiamo riscoperto solo di recente, dopo aver letto il libro che è molto meglio del film... Non ce lo siamo più tolti dalla testa». E Matt Damon che con Jeff Bridges, Josh Brolin e Hailee Steinfeld fa parte del cast confessa che «il linguaggio del romanzo di Portis è incredibile, tanto che la maggior parte dei dialoghi del film sono stati presi tali e quali dal libro». È innegabile che Il Grinta sia un romanzo di forte impatto e che si possa concordare anche con il giudizio di Jonathan Lethem, il quale sostiene che «come per Huckleberry Finn di Mark Twain e Piccolo grande uomo di Thomas Berger, Il Grinta di Charles Portis sa cogliere l’eleganza istintiva della voce americana». Una voce affidata al racconto in prima persona della piccola Mattie Ross la quale, cresciuta nella fattoria dei suoi non lontano da Dardanelle nella Contea di Yell, trova il coraggio di mettersi sulle tracce di Tom Chaney, l’assassino di suo padre. Per dargli la caccia la cocciuta adolescente assolda uno sceriffo federale che possa accompagnarla nel Territorio Indiano, quella zona che Portis descrive come un luogo infernale, un «vero ricettacolo di delinquenti dove non passa giorno che non arrivi notizia di un agricoltore pestato a sangue, di una donna violentata o di un viandante innocente assalito e ucciso in un’imboscata».
La scelta di Mattie cade così su un «tipo duro e spietato, uno che non sa cos’è la paura» che «ci va giù pesante con l’alcol» ma che ha al suo attivo ben «ventitré uomini uccisi in quattro anni». «Un vecchiaccio con un occhio solo e una corporatura simile a quella di Grover Cleveland» che si chiama Reuben J. Cogburn e che tutti hanno ribattezzato «il Grinta» per la tenacia con cui è capace di acciuffare i banditi seguendo la legislazione ferrea del giudice Parker. Un uomo burbero che accetterà l’ingaggio della piccola (che gira armata della Colt da dragone del padre nascosta in un sacchetto dello zucchero) più per sfida che per i cento dollari che lei gli ha promesso. Alla coppia si aggiungerà il ranger La Boeuf, anch’egli in caccia di Tom Chaney e che convincerà il Grinta a coinvolgerlo nell’impresa proponendogli l’equa spartizione della ricca taglia messa sulla testa del manigoldo.

L’inseguimento sarà lungo e pericoloso e permette a Portis di sviluppare la psicologia dei suoi eroi finché arriveranno a vendicare la morte di Frank Ross, in una storia epica e avventurosa che mescola a tratti al gusto della cronaca di altri tempi il sapore della favola di Frontiera.

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