Torna la Trabant, il catorcio più chic della Germania

Al di là del Muro ne furono prodotte più di 3 milioni

L'industria dell'auto è in crisi, lo sanno anche i sassi. Ma la crisi sembra non essere solo economica, ma anche una crisi di idee e immaginazione. E se le case automobilistiche non possono fare come i cantanti, e fare un album coi migliori successi, possono sempre fare dei remake: così sono nate la nuova 500, ora anche decapottabile e la nuova Mini Cooper, che riprende il mitico modello del 1959. E ora arriverà anche la nuova Trabant, una versione riveduta e corretta della macchina che ha fatto la storia della Germania dell'Est.
Non era certo bella, la Trabant. Le sue linee erano dure, non concedeva molto né all'estetica né alla comodità, come, in fondo, si addiceva a una macchina di un Paese del blocco comunista. Eppure, nella Ddr ce l'avevano tutti; o almeno, tutti quelli che non facevano parte della nomenklatura. Per loro niente «compagna di viaggio» (questo il significato del nome dell'auto); per loro c'erano le più lussuose, compatibilmente con gli standard dell'epoca, Wartburg. Che non per nulla erano prodotte in uno stabilimento della Bmw che era stato occupato dai soldati sovietici. Insomma, la Trabant era il simbolo del popolo della Ddr, una macchina da immaginario collettivo, tanto da avere addirittura un soprannome ufficiale, Trabi, da quanto era comune. Un soprannome finito anche nel titolo di un film, «Go, Trabi, Go», in cui una famiglia tedesca andava da Berlino all'Italia su una di queste vetture.
Chissà se la stessa fortunata sorte toccherà alla sua erede, alla nuova Trabant che sarà presentata, secondo indiscrezioni, al prossimo salone dell'auto di Francoforte, il 17 settembre. Di certo la Herpa, l'azienda che detiene i diritti sul nome, quando acquistò il marchio non si aspettava di tornare a fare macchine vere: si era buttata più che altro sui modellini, sul merchandising, sul ricordo di un simbolo che probabilmente fa sentire di nuovo giovani molti tedeschi. Quello che appare certo è che non sarà più una macchina per tutti: come già successo per Mini e 500, le nuove versioni sono meno a buon mercato delle originali. E in questo caso, per la Trabant, si parla di un prezzo che, a seconda degli optional, oscillerà fra i 20 e i 30mila euro. Insomma, non proprio un'utilitaria alla portata di chiunque e difficilmente arriverà ad avere una «tiratura» da 3 milioni e 100mila vetture, come successo alla sua omonima antenata.
Di certo questa volta, a differenza di allora, la carrozzeria non sarà più di materiali plastici e sarà addirittura possibile superare i 100 all'ora, che per la Trabant costituivano un limite valicabile solo in discesa. Fra i suoi pregi, bisogna ammetterlo, c'è da sottolineare che fosse una macchina sicura: quando negli anni Novanta fu sottoposta al test dell'alce e ad altri test di stabilità, fece meglio di tante più blasonate rivali dell'Ovest.

E poco importerà che il magazine Time l’abbia inserita fra le 50 automobili più brutte della storia: certe classifiche lasciano il tempo che trovano, quando i protagonisti sono macchine che riportano la memoria indietro di qualche decina d'anni.

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