La stagione dello sci in Piemonte perde il 30 per cento delle prenotazioni, l'alta valle di Susa è una delle poche con qualche pista aperta, il turismo invernale è ormai il principale motore di una valle abbandonata dall'indotto Fiat. E che cosa ti organizzano gli antagonisti e i no-Tav proprio il giorno in cui riaprono gli impianti? Un bell’assalto al cantiere della Torino-Lione con bombe carta e tenaglie, cariche e scontri con le forze dell'ordine, fumogeni e idranti. E l'autostrada A32 chiusa da metà mattina, e occupata in serata dalle barricate dei dimostranti. Così sono rimasti lontani anche i pochi sciatori che volevano raggiungere Bardonecchia e i pendii innevati della Jafferau.
La partecipazione ai cortei no-Tav continua a calare: ieri, secondo la questura di Torino, i dimostranti non superavano i duemila. Volevano celebrare il sesto anniversario della protesta popolare finita in violenza che fece conoscere a tutta Italia l'ostilità della Val Susa ai treni veloci: ma l’8 dicembre 2005 sfilarono 30mila persone. Oggi gli operatori turistici vorrebbero organizzare una contromanifestazione, «qualcosa di simile alla marcia dei quarantamila della Fiat», ha detto il leader degli albergatori valsusini Romano Bosticco.
La valle non può permettersi a lungo altri blocchi autostradali e lo stillicidio di azioni di guerriglia - non urbana ma pedemontana - minacciata dai no-Tav spalleggiati dai partiti dell'estrema sinistra. Quaranta giorni fa, dopo l'ultima domenica di protesta nei boschi tra Giaglione e Chiomonte, il Giornale aveva raccontato la rabbia crescente della Val Susa verso i no-Tav. Quest'onda continua a crescere: ieri esponenti del Partito democratico piemontese hanno chiesto di mettere in discussione l'alleanza con Sel e Rifondazione con cui guidano il comune e la provincia di Torino.
Nel frattempo l’area antagonista che costituisce la spina dorsale delle proteste ha nuovamente fatto calare una grigia cappa di paura attorno al cantiere dell'alta velocità ferroviaria a Chiomonte. Quella di ieri doveva essere una manifestazione pacifica, aperta da mamme e bambini. Erano una copertura alle frange più violente e organizzate. Gruppi di teppisti hanno attaccato da più parti l'area dei lavori. La frangia più determinata, protetta da scudi di plexiglas, ha rovesciato il «betafence» a difesa dell'accesso principale al cantiere, nel fondovalle di Chiomonte.
Abbattuta la barriera, è partito il lancio di pietre e bombe carta. Le forze dell'ordine hanno respinto la carica con idranti e lacrimogeni alzando un denso fumo bianco, e hanno occupato anche la baita Clarea, la costruzione abusiva in mezzo ai castagni che da mesi funge da avamposto della guerriglia contro il cantiere. Dodici agenti e tre manifestanti sono rimasti contusi negli scontri. Il governo Berlusconi ha posto sotto tutela militare tutta la zona interessata ai lavori in quanto «di interesse strategico». Quest’area si trova proprio sotto un viadotto della Torino-Bardonecchia le cui carreggiate possono essere raggiunte agevolmente attraverso i boschi: ecco perché ogni manifestazione costringe la questura a prendere eccezionali misure di sicurezza con la chiusura dell'autostrada.
In serata il casello di Susa è diventato un bivacco dei no-Tav hanno eretto una barricata di reti metalliche, massi e bancali, con un gazebo di musica, balli e brûlé.
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