Tornare a votare non è più solo un'ipotesi

Le elezioni anticipate non sono più solo una vaga minaccia bensì una ipotesi di lavoro nell’agenda del premier. È quanto trapela dagli incon­tri, numerosi, che Berlusco­ni sta avendo in questi gior­ni con esponenti dell’area politica di maggioranza

Le elezioni anticipate non sono più solo una vaga minaccia bensì una ipotesi di lavoro nell’agenda del premier. È quanto trapela dagli incon­tri, numerosi, che Berlusco­ni sta avendo in questi gior­ni con esponenti dell’area politica di maggioranza. Ie­ri Il Foglio , l’informato quoti­diano di Giuliano Ferrara, ha appiccicato anche un no­me all’operazione: «Forza Silvio»,un nuovo contenito­re che dovrebbe raccogliere l’attuale Pdl meno i finiani e imbarcare possibili scon­tenti di altre formazioni. In­somma, azzerare e ripartire affidando l’ardua sentenza alle urne. Ovviamente sia­mo ai preliminari. Ovvia­mente, per quanto affasci­nante e possibile sulla car­ta, il progetto presenta non poche incognite e rischi. Il più grosso dei quali è che co­sa farebbe Napo­litano mes­so di fronte a una simile ipo­tesi.

Scioglierebbe le Came­re oppure ( cosa più probabi­le) darebbe il via libera a una qualsiasi maggioranza alternativa all’attuale?Sulla carta, (con la Lega fedele in blocco al Cavaliere) se 25 de­putati e 13 senatori ora Pdl seguissero Fini in una scia­gurata avventura con Bersa­ni, Di Pietro e Casini il ribal­tone sarebbe possibile sia pure di un soffio. Uno si chiede, a che pro ex fascisti, cattolici e post co­munisti dovrebbero dar vi­ta a una grande ammuc­chiata ch­e non avrebbe col­lante politico né numeri suf­ficienti a governare seria­mente? Tra le risposte possi­bili, quella più temuta in ca­sa Pdl, è la seguente: fare una cosa sola, cioè una leg­ge­elettorale che tolga il pre­mio di maggioranza in base al quale il partito o la coali­zione che prende un voto in più degli altri balza al 51 per cento dei seggi.

Poi si torna subito alle urne avendo di­sin­nescato per sempre l’ege­monia assoluta di Berlusco­ni. Risultato: fine del bipola­rismo (nonostante Forza Italia rimarrebbe il primo partito come avviene da 16 anni), ritorno a governi fatti con alleanze in base ai risul­­tati elettorali di partiti e par­titini. Insomma,un saltoal­l’indietro di vent’anni, il trionfo dell’inciucio elevato a caposaldo della politica. Buon senso e cautela con­si­glierebbero di stare alla lar­ga da una simile eventuali­tà. Le due doti non è che sia­no estranee al Cavaliere, ma certo non sono le prima­rie. Se fosse stato cauto, se avesse ascoltato il parere di consiglieri ed esperti, se in­somma non si fosse affidato solo alla sua lucida follia, non sarebbe sceso in politi­ca e oggi l’Italia sarebbe go­vernata ancora da Occhetto e dai suoi amici comunisti. Quindi chi si affida esclusi­vamente alla ragione po­trebbe sbagliare i calcoli, perché dicono che lo stato d’animo di Berlusconi è sempre più simile a quello del ’94, che la sua capacità di ascolto dei saggi, o pre­sunti tali, che lo circondano è ai minimi termini. L’uo­mo è davvero capace di tut­to e lo ha già dimostrato. E forse ha già in mente come è possibile sciogliere il go­verno e andare alle urne evi­tando il ribaltone.

Forse per questo Fini, che teme le elezioni più degli squali quando fa il sub, al di là delle dichiarazioni pub­bliche, da settimane sta cer­cando, alcuni dicono ele­mosinando, un contatto col Premier per vedere se è pos­sib­ile riallacciare i fili del dia­logo. Non c’è da fidarsi,è so­lo un cercare di prender tempo, poter continuare nell’opera quotidiana diin­terdizione ed erosione affi­data soprattutto al duo Boc­chino- Granata. I quali stan­no facendo innervosire an­che quei finiani disposti sì a fare opposizione interna ma non a essere complici di puro terrorismo politico per di più senza un chiaro sbocco.

Dopo mesi di stallo, con il Pdl in difficoltà, arrocca­to in difesa e un po’ stordi­to, pare proprio che l’aria stia cambiando. L’effetto sorpresa dello strappo di Fini ha esaurito la sua for­za. Il bello della partita in­comincia ora.

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