«In quaresima pe ddivuzzione...se magneno li maritozzi, anzi cè cchi è ttanto divoto pe mmagnalli, che a ccapo ar giorno se ne strozza nun se sa quanti». Così Giggi Zanazzo illustra la pratica golosa di preparare e, soprattutto, consumare, i maritozzi quaresimali, tipico dolce capitolino. Più piccoli di quelli comuni e cotti più a lungo, i quaresimali hanno quasi lo stesso impasto dei maritozzi - lolio sostituisce il burro - e sono arricchiti con uvetta, pinoli, canditi e un pizzico di cannella. Uno speciale «rinforzo» consentito, sin dal medioevo, durante la quaresima per rendere più dolce il digiuno. «Oggi siamo rimasti in pochi a prepararli - spiega Cinzia Romoli, titolare di Romoli (viale Eritrea 142; 0686325077) - probabilmente perché pochi bar hanno il proprio laboratorio e non cè una grande richiesta da parte della gente. Per lo più sono persone che hanno superato i cinquantanni ad acquistarli. Vengono apposta non appena inizia la Quaresima. Teniamo molto alla tradizione romana: va tutelata e trasmessa ai giovani. Per questo, quando i ragazzi incuriositi ci fanno domande, raccontiamo loro la storia capitolina dei quaresimali». Il segreto lo suggerisce Adolfo Giaquinto, lArtusi de noantri: «La pasta si prepara alla sera per usarla al mattino e lo zucchero va aggiunto solo a cottura finita». Dolce di quaresima ma non solo.
Tradizione vuole, infatti, che i maritozzi siano regalati alle ragazze «da maritare», da cui il nome, come buon augurio per la ricerca. Testimonianze amorose pure nella filastrocca popolare che i fornai cantavano per vendere i quaresimali: «Er primo è pe li presciolosi; er siconno pe li sposi; er terzo pe li innamorati; er quarto pe li disperati».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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