Totti salva la Roma ma perde la testa e si fa espellere

Il capitano trova il pari, poi si scontra con Galante e gli dà una manata: espulso. Quindi spintona il suo preparatore Il livornese: «Rosso ingiusto»

Totti salva la Roma ma perde la testa e si fa espellere

nostro inviato a Livorno

Il racconto di Livorno-Roma può cominciare dalla fine. Da quando cioè Francesco Totti, protagonista principale fino a quel momento in una squadra giallorossa raffazzonata dalle assenze, riceve un rosso per un gesto di reazione su Galante. Per la verità il difensore labronico, che aveva lungamente provocato il capitano della Roma durante il match (in precedenza gli aveva camminato sul piede dolorante per un guaio all’alluce), gli assesta una gomitata mentre sta recuperando palla. Immediata e sbagliata la manata che Totti rifila a Galante. L’impressione che si ha dal campo è che Ayroldi voglia sedare lo “scontro” con il giallo per entrambi. Alla fine, invece, il numero dieci della Roma si defila a centrocampo, mentre l’arbitro lo richiama a sé dopo aver ammonito il livornese (altro errore di valutazione dell’incerto fischietto di Molfetta, sotto gli occhi del ct Collina e di Trentalange, uno dei collaboratori di Gussoni).
A quel punto – è il 47’ e manca ormai poco alla fine del match pareggiato dalla Roma - il cartellino rosso è inevitabile. Francesco Totti vomita di tutto al guardalinee, poi spinge via l’amico fraterno Vito Scala – preparatore della Roma e personale di Totti, anche in nazionale ai tempi di Lippi - che era andato a calmarlo come avviene sempre quando il capitano perde un po’ la testa. Scala cade pesantemente sul terreno di gioco, ma poi giustifica il nervosismo di Totti, che non veniva espulso dal 25 ottobre 2005 (Inter-Roma quando battibeccò con Veron). Prima, però, ci fu la maxisqualifica nell’annus horribilis giallorosso con i cinque allenatori in panchina. In quel caso per il fallo di reazione su Colonnese, che gli offese la moglie, ma lo provocò anche con altri gesti in campo. Si perde nella notte dei tempi (era l’inizio del disastroso europeo del 2004 con ct Trapattoni) lo sputo di Poulsen, per il quale Totti chiese scusa alla commissione Uefa dopo che una tv danese svelò il retroscena di quella partita.
Ora Francesco, che si è detto rammaricato, rischia uno stop di almeno due giornate - c’è l’aggravante della fascia di capitano - e quindi potrebbe saltare la sfida “scudetto” (anche se l’Inter è ormai a +11 e il discorso per il titolo è definitivamente archiviato) del 4 febbraio. Sicuramente Totti sarà multato dalla società, come prevede il codice interno di comportamento. Peccato perché ancora una volta era stato lui, pur dolorante (va in campo con infiltrazioni al dito e al piede) e colpito in settimana da una grave vicenda familiare, a rimettere in sesto il match che si era aperto con il vantaggio del Livorno – rigore abbastanza dubbio, anche se Ferrari si dimostra ingenuo su Lucarelli – con il penalty battuto due volte dall’attaccante di casa. Ma qualsiasi giustificazione regge poco, visto che la reazione è sempre peggiore del brutto gesto iniziale. E così nel giorno in cui raggiunge Enrico Chiesa nella classifica dei migliori cannonieri in attività (138), Totti rovina tutto. «È stata una reazione scomposta e un brutto gesto verso Scala, la persona che più gli vuol bene al mondo – dice il tecnico giallorosso Spalletti -. Dispiace perché per noi è un calciatore e si poteva evitare. È andata così ma se c’era l’espulsione di uno, c’era anche dell’altro e viceversa. La multa? Se l’è data da solo. Noi ai giocatori diciamo anche di più, e cerchiamo di farlo prima... Il campionato? Mi spiace che, proprio per colpa di certi episodi, non stiamo raccogliendo quanto meritiamo. Spero che prima o poi arrivino anche episodi a nostro favore».


In difesa di Totti anche lo stesso Galante, «non meritava il rosso...», e il patron del Livorno Spinelli: «Se l’è cercata, è un gesto sbagliato, certo, ma mi dispiace perché Totti è un grande campione e un grande gentleman, sono cose che possono succedere».

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