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Tottilary-show ecco le pagelle

Tottilary-show ecco le pagelle

Tony Damascelli

Il fatto era già stato comsumatum ma da ieri sera è anche mangiatum. Totti e Blasi, sposi, infine. Roma ha la panza piena di puponi e letterine, Sky ha offerto al mondo satellitare l’evento dell’anno, allestendo anche uno studio e ospitando i doverosi e puntuali opinionisti: c’era l’ondame di Stefano Petrucci (dal 6 al 7), collega del Corriere della Sera e sodale di Francesco er Totti; c’era il viso occhialuto e assai ramato di Massimo De Luca (8 alla memoria), scomparso dai cieli televisivi di Mediaset ma presente in the Sky; c’era lady Marongiu (2-), ablativo di Tv Sorrisi e Canzoni che si è presentata con un «Totti capitano della nazionale», forse già sapendo qualcosa; e infine c’era anche il collegamento fuori porta, al Nord, dove la Biagi Bice (all’indice, senza voto come il genitore) ha detto cose da coma diabetico sullo sposalizio e sulla «vicenda umana» dei due. È stato questo il vero teatrino del giorno, molto più pittoresco di quello messo in scena all’Ara Coeli dove, notizia agghiacciante per il popolo giallorosso, era presente, tra gli altri, anche Del Piero (non giudicabile a prescindere), detto il Pinturicchio, le cui opere figurative fanno arte e parte nella chiesa di Santa Maria degli Angeli (10 e lode).
Totti era da 9, per l’eleganza, la postura, la pazienza che lo ha portato ad assorbire i due tempi regolamentari, ma anche i supplementari e quindi i rigori a ufo, totale tre ore, dalle sedici e ventisei fino alle diciannove e zero sette, robba da matti o da sposo. Mamma Fiorella, voto 8 e mezzo, era la mamma giusta. Il prete officiante, Max (3), per qualcuno era Carlo Verdone (9) travestito da viceparroco. La Blasi sarebbe stata da 10 per la bellezza da apnea ma l’abito indossato, bello pure isso, era da Mozzaparola e non rientrava nei canoni di una cerimonia in chiesa, per via delle scollature in fase di attacco e di difesa (3). Le guardie del corpo sue (in senso buono) meriterebbero un articolo a parte (1-).
Da carosello (una volta così si chiamava lo spettacolo pubblicitario in tivvù) il sorriso di Antonio Cassano (8), il solo juventino presente alla cerimonia, a meno che qualche cocciuto creda ancora che Walter Veltroni sia ancora un fedele della casa sabaudabianconera. Il sindaco (4) aveva ciuffi di peli al vento di pioggia romano, di contro la zazzera di Bruno Conti (9) era ancora quella mondiale dell’ottantadue. Brunetto de noantri ha scattato più foto lui in chiesa, con il telefonino, che un turista americano a piazza di Spagna. Il viso di Franco Sensi (senza voto) ha offerto un’ipotesi di smorfia di piacere al momento dello scambio delle fedi. Qualcuno ha paragonato l’immagine del presidente, al cui fianco stava la sora Maria, a certe istantanee di Leonida Breznev sulla piazza Rossa ai tempi belli, si fa per dire, quando sfilavano le bandiere rosse e i carri armati con il pugno chiuso anche loro.
Non ci sono state lacrime e fazzoletti anche perché i pianti hanno accompagnato la Roma per tutto l’anno e ritengo che anche i cinque milioni e rotti (e Totti), del contratto annuale (0) del Pupone abbiano provocato lacrimazione industriale. Forse qualche sofferenza è stata stimolata dal numero di gradini, 122 o 124 non si sa, che dividono l’altare del cielo, l’aracoeli, dal resto della terra. La stessa Ilary è arrivata in cima non come Messner, per mezz’ora non ha dato segni di sé pur essendo levissima, altissima (purissima ehm, lasciamo stare, tra qualche mese arriverà er pupino), da segnalare che la sua comunione è andata in onda come uno snack, l’ostia è stata ingoiata in attesa, magari, di una coca cola. Fuori la Roma verace, in bermuda, majetta, bandiera, zoccoli e infradito sfidava la pioggia, dentro mille fogli, quelli delle lodi e dei canti, delle preci e del Credo (Cassano non è stato zitto mai, nemmeno durante la consacrazione, mannaggia), venivano sventolati dagli ospiti accalorati dalle scollature e dal clima appiccicoso.
Un anno fa il diciannove di giugno era de paura. Francesco Totti era finito in castigo europeo per uno sputo, l’Italia scivolava con lui verso il nulla e i fischi. Ieri ricchi premi e cotillons, gli sposi, alla fine, se ne sono iti felici e contenti, lo studio di Sky ha spento le luci, gli opinionisti hanno partecipato con pensieri e parole all’evento e potranno dire ai loro eredi, opinavo anch’io.

Ai posteri, anzi, come direbbe Checco er Pupone, «ai Poster».
Tony Damascelli

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