Sport

Il Tour applaude Freire e ascolta Fuentes

Pier Augusto Stagi

da Caen

Oscar Freire, il tre volte campione del mondo, dopo quattro anni torna a festeggiare sulle strade del Tour. Chi non festeggia è l’attuale campione del mondo, Tom Boonen, che non azzecca una sola volata, ma si consola vestendo per il terzo giorno consecutivo la maglia gialla di leader della classifica. Fin qui la corsa.
A tenere però banco sono ancora una volta le indiscrezioni provenienti dalla Spagna e riguardanti l’«Operacion Puerto» e il suo punto di riferimento, il ginecologo delle Canarie, Eufemiano Fuentes, che l’altra notte è tornato a parlare durante un programma radiofonico. «Sono sottoposto a un processo mediatico» ha detto, e ha poi ammesso di aver ricevuto minacce e pressioni per non partecipare alla trasmissione condotta dal giornalista José Ramón de la Morena.
Nessuna rivelazione su altri sport o atleti coinvolti: «Sono soggetto al segreto professionale, non voglio fare nomi. Trattandosi di persone famose e pubbliche, affidandosi a me si sono affidate anche alla mia discrezione e professionalità». Riguardo alle sacche di sangue sequestrate dalla Guardia Civil, Eufemiano Fuentes ha spiegato che «il sangue non si può manipolare. Quelle sacche erano destinate a essere utilizzate nei prossimi dieci anni per risolvere i problemi patologici o sportivi che possono colpire un atleta».
Fuentes ha parlato anche delle dosi di Epo: «I medicinali sono creati per curare, compresa l’Epo. E tutti i medicinali hanno in sé un’anima terapeutica e un’altra anima di pericolo». E ha aggiunto: «Lo sport di alto livello esige uno sforzo che danneggia la fisiologia dell’organismo umano e che mina la salute. Lo sport professionistico non è sano. Bisogna ricorrere a medicinali per recuperare questi danni e l’Epo serve proprio a questo».
Cambiando discorso - ma non di molto visto che restiamo sul fronte dell’inchiesta spagnola - Ivan Basso continua gli allenamenti mentre l’avvocato Massimo Martelli prosegue nello studio della documentazione spagnola. «Noi siamo vicini a Ivan. Per noi la presunzione di innocenza è un fondamento sacro – ci ha detto Renato Di Rocco, presidente della Federciclismo -. Non mi chieda se sono d’accordo con quanto hanno deciso le squadre di Pro Tour, dico solo che sono per la presunzione di innocenza: per tutti, nessuno escluso. Senza figli né figliastri. Posso solo dirle che stiamo collaborando con il legale di Basso affinché ci si muova in tempi veloci, ma ad oggi nulla è arrivato alla Procura del Coni».
E qui sta un po’ il punto. Fin quando la Procura non avrà ricevuto dall’Uci la documentazione e ne avrà presa visione, nulla potrà essere fatto. Questo è il primo vero punto di tutta questa intricata e triste vicenda. La Procura potrebbe poi archiviare il caso, come invece decidere per un eventuale deferimento alla Disciplinare della Federciclismo.

Solo in questo caso il legale di Basso e lo stesso corridore saranno chiamati a dare risposte precise punto per punto alle accuse che saranno loro mosse.

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