da Roma
Prima di parlare, dal banco del governo di Palazzo Madama, Tommaso Padoa-Schioppa sembra fare gli ultimi conti su una calcolatrice portatile. Forse la Finanziaria non quadra nemmeno a lui. Di certo non quadra al Procuratore generale della Corte dei conti che segnala come la manovra rischia di non essere coperta da un punto di vista finanziario, per la storia dellamnistia per i reati contro la pubblica amministrazione. E la segnalazione della magistratura contabile pesa sulla promulgazione della manovra da parte del capo dello Stato. Il ministro dellEconomia sinterrompe dai calcoli quando Romano Prodi entra nellaula di Palazzo Madama.
Giusto in tempo per ascoltare Luigi Zanda (Margherita) che chiede altri 600 milioni per la sicurezza e la ricerca. Richiesta fuori tempo massimo: fra qualche ora si vota la fiducia su una Finanziaria che avrà bisogno di un decreto di correzione; se non addirittura di una quarta lettura parlamentare, proprio per correggere le «sviste» introdotte al Senato. «A nome del governo mi scuso per la confusione e lincertezza create dal continuo flusso di notizie che ha dato limpressione - quanto mai lontana dalla realtà - di affanno. Me ne dolgo con i cittadini». Fin qui, il Padoa-Schioppa ascoltato nellaula di Palazzo Madama. Nel testo dellintervento distribuito alla stampa, però, il ministro dice di assumersi tutta la responsabilità «degli errori e delle incongruenze» della manovra. Passaggio dellintervento non letto ai senatori.
Il resto della replica del ministro dellEconomia è unaristocratica difesa della manovra. «Stiamo preparando per il Paese un futuro costruttivo, le premesse per il domani; e questo sarà riconosciuto». Come a dire, «stiamo lavorando per voi, e nemmeno me ne rendete conto». La circostanza che, per la Finanziaria, sia sceso lindice di gradimento del governo e che buona parte della maggioranza la vota «turandosi il naso», non lo tocca. «È straordinario quanto Padoa-Schioppa sia lontano dal Paese reale», commenta lUdc Francesco DOnofrio.
Il ministro confessa che solo una volta ha pensato come questo isolamento potesse condizionare la Finanziaria. E paragona la manovra al Marlin, il pesce tirato sulla barca dal pescatore di Il vecchio e il mare, che arriva liscia in porto. Non solo questo non è successo. Ma ora quella manovra è diventata un tomo di 1.365 commi che - secondo Giuseppe Vegas, Forza Italia - Padoa-Schioppa «non ha letto. Ha raccontato una Finanziaria che non esiste. E ha commesso anche un mucchio di errori. Sarebbe opportuno un approccio meno arrogante e più realistico dei fatti».
Per Padoa-Schioppa il «realismo» chiesto da Vegas è che con la manovra «viene raggiunto lobiettivo di risanare i conti, evitando il collasso finanziario». E per amplificare lazione del governo ricorda che nella precedente legislatura «è stato distrutto in pochi anni quanto accumulato prima». A partire dallavanzo primario. E ricorda come il rapporto fra debito e pil sia tornato a crescere nel 2005; ma dimentica che a determinare la crescita del rapporto è stata la flessione del denominatore, cioè il pil intorno allo zero. A sorpresa, poi, Padoa-Schioppa sostiene che nei conti pubblici «non cè nessun maggior gettito. Tutte le entrate le abbiamo sempre e regolarmente contabilizzate». In realtà, nei giorni scorsi sia il viceministro Visco, sia i comunicati del ministero dellEconomia, hanno rilevato un crescente andamento delle entrate aggiuntive, fino a toccare il punto massimo della settimana scorsa di 33,8 miliardi di euro. «Non cè nessun tesoro nascosto da spendere», commenta il ministro. E poi aggiunge: «Per ora».
Come a dire che questo maggior gettito, calcolato dagli uffici delle Finanze, potrebbe tornare utile il prossimo anno.
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