Traffico di cinesi, sgominata «agenzia turistica»

Trafficanti di clandestini, certo, ma con un certa educazione e delicatezza nei confronti dei propri «clienti». Una vera agenzia viaggi che per 7/8mila euro, assicurava partenza e arrivo alla destinazione prescelta, con tanto di «accompagnatori» una volta arrivati in Europa. Ma qualcosa ad aprile non ha funzionato, una cliente ha avuto a che dire sul trattamento e si è rivolta a quella specie di «ufficio reclami» che è la questura. Nove mesi di indagine della mobile, sezione stranieri diretta da Alessandro Lemmo, e 14 persone, tra cui un italiano, sono finite in manette.
Con una certa fantasia, l’organizzazione aveva immaginato il flusso migratorio come una sorta di lungo serpente, figura del resto molto presente nella cultura cinese. Per questo la fila di clandestini diventava «ren she», serpente umano, e gli accompagnatori «she tu», testa di serpente. E da aprile le diverse «teste» avrebbero portato in Europa almeno una settantina di clandestini, con un giro d’affari di oltre 50mila euro.
Il meccanismo era facile e oliato. Bastava farsi rilasciare da un’autorità diplomatica europea in Cina un visto d’ingresso per un Paese dell’area Schengen. Talvolta turistico, ma in un caso anche per un viaggio di lavoro. Per esempio su richiesta di un’azienda che doveva acquistare macchinari in Belgio, ma che in realtà esisteva solo nella carta intestata. Poi c’era il passaggio aereo, solitamente fino a una nazione diversa da quella di destinazione. All’aeroporto i clandestini trovavano l’accompagnatore che li portava a destinazione, forniva documenti falsi e ritirava quelli «usati» nel viaggio. I passaporti con i visti regolari infatti venivano nuovamente usati in un successivo giro di clandestini.
La polizia li tiene d’occhio, fa scattare controlli e quindi manette «casuali», ma non è facile incastrare gli «steward» che possono contare su una rete di «osservazione e controllo» molto efficiente. Come quando un accompagnatore viene avvisato con il cellulare che ci sono strani movimenti di polizia in Centrale di Milano. Lui molla al loro destino i cinque connazionali recuperati in Austria, infatti verranno bloccati appena messo piede in stazione, e fugge. Non ce la fa invece il trafficante beccato con quattro asiatici nel viaggio Grecia-Italia o quello che ne aveva addirittura venti, da portare nel nostro Paese dalla Spagna.
In linea di massima, come detto, niente costrizione, ricatti, minacce o sevizie. Il «viaggiatore» arrivava a destinazione e gli veniva pure trovato un posto di lavoro, anche se in nero. Per la donne, meglio se giovani e graziose, il «lavoro», era facile da immaginare. Infatti in coda all’inchiesta sul traffico di esseri umani, altri interventi sono stati effettuati in case d’appuntamento a Milano, Gallarate, Cornago, Rho, Sesto San Giovanni, Gussago e Rimini. Altro particolare curioso: tra i 14 arresti (13 cinesi, maschi e femmine dai 31 ai 58 anni) anche un italiano.

Si tratta di Francesco Aiello di 69 anni, di origine palermitana, reclutato per «logistica», vale a dire reperire e affittare gli appartamenti, trovare auto e quanto altro serviva all’organizzazione per sistemare i propri «clienti».

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