Il mobile in stile, che fine ha fatto? Una domanda che molti giovani oggi si pongono, quando si tratta di impiantare una nuova casa. E se la pongono anche tante altre persone, soprattutto quelle benestanti, di una certa età, che per il «moderno» o il «minimalista» certo non hanno simpatia. In effetti se fino a qualche tempo fa si vendeva sul mercato mobile complementi per il 65% classici e per il 35% moderni, oggi la proporzione è completamente invertita. Ma questo non molto per improvvisa mutazione dei gusti in generale, ma soprattutto perché mezzi di comunicazione, negozi, mostre e fiere, puntano sulla presentazione di pezzi attuali, parlano di architetti, di designer e così via, fenomeno questo che certamente mette nelle teste certi indizi dai quali è poi difficile tenersi alla larga. Gli stessi programmi televisivi, le soap opera, i serial ci fanno vedere un modo di abitare dove il mobile in stile è solamente episodio. D'altra parte se alcuni gusti restano, come in certe regioni del sud Italia, altri avanzano e il mobile in stile è diventato «mobile d'antiquariato».
Si cerca insomma di ritrovare il passato, la tradizione, la bellezza di certi stili e di certe presenze, attraverso l'inserimento nella casa di mobili che abbiano anche un certo valore e non rappresentino un capriccio o la soddisfazione di un bisogno estetico. Ed allora ecco che l'antiquariato, quello vero, ha ripreso in grandi mani era interesse presso il grande pubblico, e le manifestazioni e le fiere, non numerose per la verità come anche gli articoli e foto sulle riviste, sono però grandi successi di un pubblico attento e dotato di una certa cultura. Ed anche quest'ultimo fatto va messo in evidenzia, perché un tempo il mobile classico era appetitoso da ogni fascia di pubblico, mentre oggi la separazione si fa più netta. Un pubblico di media e bassa cultura seguita ad amare questo stile, un pubblico di alta o molto alta cultura lo ama attraverso la scelta del pezzo d'antiquariato.
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