Politica

La trappola del terrorismo

Silvio Berlusconi È per me un grande piacere potervi accogliere alla fine del vostro mese sacro di Ramadan. Stare insieme oggi vuole essere da parte nostra un preciso segno di attenzione nei confronti dei rappresentanti di Paesi che tra i propri cittadini hanno grandi comunità di fedeli dell'Islam, come è nel caso di quelli aderenti all'Organizzazione della Conferenza islamica. L'Italia ha una lunga tradizione di scambi fruttuosi con l'Islam: quelli della Repubblica di Venezia con il Levante, quelli della Repubblica di Genova con il Maghreb, la presenza araba in Sicilia, la scuola araba di medicina di Salerno, la collaborazione con Avicenna che insegnò all'Università di Bologna.
Questo figura oggi nel patrimonio storico e culturale delle due civiltà: ma tutto ciò, ne sono convinto, può essere rinnovato attraverso gli scambi e i processi di integrazione. Il nostro Paese è sempre stato, è, e sarà sempre aperto a tutte le manifestazioni dello spirito, e rispettoso nei confronti di tutte le culture e di tutte le religioni.
Questa libertà ci vede impegnati a sostenere il dialogo tra tutte le religioni. Possiamo provenire da culture diverse e legittimamente orgogliose della loro diversità, e praticare religioni differenti; ma l'essenza delle grandi fedi nel Dio Unico, Creatore e Misericordioso, risiede nel rifiuto della violenza: all'inciviltà che coltiva l'odio e la morte, contrapponiamo la civiltà dell'amore e della vita. In questa occasione voglio anche rendere omaggio alla comunità musulmana nel nostro Paese, di cui fanno parte cittadini italiani. L'Italia persegue una politica di dialogo e di integrazione con le comunità islamiche. Esse costituiscono una risorsa. Con esse auspichiamo una forte cooperazione per sradicare la malapianta della violenza e per farle vivere con noi in armonia con i nostri valori.
È nostro dovere conoscere profondamente gli altri, rifuggendo dagli stereotipi sempre pericolosi. In particolare, è importante che gli italiani conoscano meglio i fondamenti della religione islamica perché, dopo la tragedia dell'11 settembre, sia chiaro a tutti che i terroristi che uccidono non hanno nulla a che fare con essa. Il dialogo e la reciproca conoscenza sono indispensabili per radicare la consapevolezza dei valori universali, sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite, e al contempo salvaguardare e promuovere la diversità culturale.
Il nostro governo ha pertanto sostenuto tutte le iniziative messe in campo per avvicinare i nostri popoli. A fine mese celebreremo nel vertice di Barcellona i dieci anni del Partenariato Euro-mediterraneo. In tale ambito auspichiamo la più ampia partecipazione ai programmi della Fondazione Euro-mediterranea per il Dialogo fra le Culture, alla quale il nostro governo darà un forte sostegno. Al Vertice G8 di Sea Island del 2004 è stata varata un'iniziativa a favore delle riforme nella vasta regione del Medio Oriente e dell'Africa settentrionale.
L'Italia si è subito impegnata per far emergere il carattere aperto di questa iniziativa che non vuole imporre modelli, ma un metodo fondato sul rispetto di regole comuni. Al riguardo, insieme alla Turchia e allo Yemen, abbiamo assunto un ruolo guida nel «Dialogo per l'assistenza alla democrazia». Guardiamo con soddisfazione, in vista del secondo Forum for the Future in questo mese in Bahrein, al crescente consenso che si va manifestando dopo la sessione di Rabat dello scorso anno. Noi non crediamo che esistano popoli e culture destinati a non conoscere la democrazia e la libertà, anche se siamo consapevoli che tali valori possono assumere forme diverse ed evolvere in tempi differenti.
Vorrei ricordare una frase del Vangelo che rimane impressa nel cuore di chiunque sente profondamente i limiti e le aspirazioni della natura umana: «Beato chi opera per la pace, perché sarà chiamato figlio di Dio». Il mio pensiero va allora ai soldati italiani che in questo momento sono chiamati a costruire la pace in varie parti del mondo. Dal Kosovo alla Bosnia, dal Sudan all'Afghanistan, all'Irak si trovano a lavorare con popolazioni musulmane. La soddisfazione più grande che provo come italiano e come Capo del governo è quella di sentire dai rappresentanti di quelle popolazioni espressioni sincere di apprezzamento e di gratitudine per l'umanità che caratterizza l'impegno generoso dei nostri militari.
Sconfitti i totalitarismi del XX secolo, il nuovo grande nemico di tante popolazioni che soffrono è il terrorismo, che vuole farci cadere nell'insidia dello scontro tra civiltà. Questa insidia deve essere sventata: dobbiamo impedire che una nuova «cortina di ferro» cali tra l'Occidente e il mondo islamico.
Siamo ancora in tempo: dobbiamo impedire che si realizzi il disegno dei terroristi. Per questo insistiamo sul dialogo tra le nostre civiltà, che per quanto differenti sono accomunate dagli stessi valori di umanità. Forti ciascuno delle nostre identità, possiamo utilmente coniugare fermezza e dialogo.
Più in generale, in un'ottica che trascende la cronaca, va tenuto conto del rilievo che assume il patrimonio culturale per l'identità nazionale di tutti i popoli colpiti dai conflitti. Il recupero di questo patrimonio, e quindi delle radici culturali di un popolo, è essenziale dal punto di vista politico ma anche dal punto di vista economico in quanto essenziale per lo sviluppo del turismo.
L'Italia, che già dà tanto per la pace nel mondo, contribuisce alla ricomposizione dei conflitti anche con i suoi specialisti nei vari settori dei beni culturali. In quanto Paese che detiene una quota straordinaria del patrimonio artistico mondiale, l'Italia sente il dovere di intervenire nella tutela dei beni culturali degli altri. In questo contesto è importante il nostro accordo con l'Unesco per assistere i Paesi colpiti da disastri naturali o da conflitti nel recupero del loro patrimonio artistico, storico e culturale. Si tratta di iniziative che hanno fatto parlare di «caschi blu della cultura» con riferimento ai tanti italiani impegnati in queste missioni.
Permettetemi di concludere con un auspicio: vorrei che da questo nostro incontro emergessero i tanti valori che ci uniscono e al tempo stesso la nostra comune volontà di far prevalere la cultura della tolleranza. La tolleranza non è indifferenza passiva, ma è il presupposto attivo e necessario della libertà, e la libertà è il primo bene da cui dipendono tutti gli altri, il bene inalienabile di ogni essere umano.
Si tratta infatti di un diritto che non appartiene esclusivamente all'una o all'altra cultura, ma è un diritto indivisibile perché è il diritto primo di ogni uomo: questo è il messaggio più profondo delle grandi religioni che credono in un Dio Unico e Misericordioso.

A tutti voi i nostri più cordiali auguri per una Festa Benedetta, «Aid mubârak».
Silvio Berlusconi
* Presidente del Consiglio

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