Trastevere, «flop» della sinistra radicale

Trastevere, «flop» della sinistra radicale

Tanto rumore per nulla. Alla fine la manifestazione organizzata ieri (in una piazza Giuseppe Gioacchino Belli blindatissima) dalla sinistra radicale contro la «militarizzazione» di Trastevere, si è risolta in una passeggiata di cento persone (qualche attempato, tanti giovani) riconducibili a varie sigle («Comitato di lotta per la casa», «Sinistra critica», «Collettivi studenteschi e giovanili», «ambulanti di piazza Trilussa e Trastevere», circolo Prc Trastevere) lungo le vie del popolare rione. Erano da poco passate le 18,45 quando il corteo si è mosso da via Gustavo Modena (davanti allo striscione «Trastevere libero») verso piazza Santa Maria in Trastevere, vicolo del Bologna - lì dove il deputato di Fi Francesco Giro aveva girato il video shock sul degrado - e piazza Trilussa. Tra i partecipanti all’«aperitivo itinerante» anche l’ormai ex vicepresidente - dopo la mozione di sfiducia approvata giovedì dalla sua maggioranza - del consiglio provinciale, Nando Simeone (Prc) e il consigliere regionale dei verdi, Peppe Mariani, che replicava così a chi gli descriveva quella di ieri come un’iniziativa «spacca-centrosinistra»: «Felice di spaccare: Veltroni non è Cofferati, non sta utilizzando la tolleranza zero ma Roma deve tornare in mano ai romani».
Perché quella messa in discussione dal gruppetto «antagonista» con quest’aperitivo pomeridiano a base di fiaschi di vino rosso, pizza e patatine fritte sui carrelli da supermercato (stile «spesa proletaria») è la «militarizzazione di questi giorni», definita «una violenza sul quartiere che nulla risolve». «Il vero problema - argomenta Simeone - è la ricostituzione di un tessuto sociale che a Trastevere non c’è più. Il quartiere è invaso da pub, ristoranti e locali notturni: se qualcuno ha concesso queste licenze per creare il divertimento al centro poi non ci si può lamentare delle conseguenze». E il pugno di ferro quindi non serve. E allora via con le proposte alternative che si leggono nel volantino: rimozione dei presidi fissi istituiti dal Campidoglio; blocco degli sfratti e tutela del «diritto all’abitare dei residenti storici»; meccanismo del «vuoto a rendere» per bottiglie e lattine; addirittura unità di strada e informazione per un «uso consapevole» delle droghe.
Un modello, che almeno a giudicare dal flop di ieri, non sembra però aver riscosso consensi. «Si è trattato - commenta in serata Giro - di una manifestazione malriuscita e minoritaria di poche decine di persone, perché lontana anni luce da ciò che la stragrande maggioranza dei trasteverini storici sente in questo momento, costretta a vivere un disagio sociale e di ordine pubblico molto profondo. Un disagio che non si risolve alzando la voce e attaccando chi dissente con accuse immotivate e prive di senso, come quelle di criminalizzare i giovani che vengono a Trastevere.

Sul problema del disagio abitativo - conclude il deputato azzurro - sono il primo ad essere disponibile al confronto. So benissimo che è un problema serio e reale visto che a Roma ci sono 31mila famiglie senza casa, che vivono in una condizione di precarietà o di coabitazione e circa 25mila sono le procedure di sfratto».

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