da Roma
Chi ha paura del radicale libero e cattivo? Di sicuro, allinterno del Pd, è maggioritaria la preoccupazione di mettersi in lista, se non altro, dei pericolosi piantagrane. Lala ultracattolica è in subbuglio, ma anche i catto-realisti alla Fioroni pongono una selva di «se e ma» allaccordo elettorale. «Chi entra deve sottostare alle nostre regole», dice il ministro della Pubblica istruzione.
A dispetto della proclamata libertà e democrazia, il sentire comune pidino è espresso senza peli sulla lingua da dirigenti locali, come il toscano Parrini, che ieri è esploso: «Ma che cazzeccano i radicali con il Pd? Siamo un partito laico, non laicista». La quantificazione di base della trattativa (15 parlamentari e 5 milioni di rimborsi elettorali) viene vista come «una transazione finanziaria cui bisogna mettere al più presto fine». Cosa che ha buone possibilità di accadere stamane, quando si incontreranno gli stati maggiori dei due partiti. Tanto che Pannella, prudentemente, se ne terrà alla larga. Un po per conservare mani libere in caso di accordo al ribasso, un po per oliare i fucili in caso di fallimento.
La «monetizzazione» del valore politico dei radicali in lista non è piaciuta a Goffredo Bettini, luogotenente di Veltroni che sta gestendo la pratica tra uno sbuffo e una carezza. Anche i toni utilizzati ieri da Emma Bonino per preparare lincontro non lasciano presagire molto di buono. «La simulazione sui seggi e i soldi - ha detto - non era né un tiro alzato né un tiro abbassato, né tantomeno un ricatto. Dire qual era il nostro punto di partenza non è nulla di sconveniente, così come non cè nulla di scorretto in una trattativa. Lunica cosa non accettabile è quando le cose sono equivoche e oscure». La linea del Piave politica dei radicali è ottenere lo stesso trattamento riservato a Di Pietro, cioè un apparentamento con la lista Bonino e non linserimento di qualche nome gradito nelle liste del Pd. «Lalleanza con Di Pietro darà certamente problemi al Pd e per questo lalleanza con i radicali sarebbe stato un buonissimo anti-virus», ha ricordato la Bonino, pronta a digerire non soltanto lex Pm ma persino la Binetti, «di cui rispetto lesistenza, ma vorrei la stessa stima perché questo Paese è fatto di credenti, non credenti e diversamente credenti».
Secondo la leader radicale, insomma, si tratta soltanto di «verificare fino in fondo» che cosa offra Veltroni, perché «siamo seri e leali, ma non troppo subalterni». Purtroppo non cè neppure la certezza di ricevere oggi una proposta concreta e lineare. Il Pd non sembra il partito in grado di prendere posizioni nette. Lappello di laici esterni alla Pasquino, così come la flebile voce di qualche diessino ancora senza clergyman sono tenuti in nessuna considerazione.
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