
"Lo avrei chiamato nei prossimi giorni per cercare di convincerlo a celebrare i 50 anni di Domenica In che cadono quest'anno. Avrei fatto di tutto per averlo in qualsiasi modo in trasmissione, pensavo di andare a casa sua a registrare. Lo so che era malato, ma sognavo di riuscire a strappargli quest'ultimo sforzo".
Mara Venier e Pippo Baudo hanno condiviso più di quarant'anni di televisione, ma soprattutto di profonda amicizia. Hanno sofferto e gioito insieme in tanti momenti di vita, dai rapporti sentimentali, ai matrimoni, ai figli, alle rotture con i partner, ai tanti successi e alle delusioni del piccolo schermo.
Dunque, Mara, la prossima Domenica In sarà dedicata a lui.
"Certamente. Solo Pippo, che l'ha condotta per tanti anni, avrebbe potuto raccontare cosa ha significato la trasmissione per la tv e per l'Italia. Come, del resto, avrebbe potuto raccontarci qualsiasi cosa sulla televisione e non solo, da uomo di grande cultura, umanità e anche di grande umiltà qual era".
E fu lui a tenerla a battesimo televisivo proprio a Domenica In nel 1981.
"Sì, fu la mia prima apparizione: ci andai con Renato Pozzetto e Nino Manfredi per presentare il film Testa o croce di Nanni Loy, io ero protagonista di uno dei due episodi. Ma ero così timida e spaventata che non spiaccicai parola. Baudo disse a Loy: Bella questa ragazza, ma è muta. Per farmi parlare mi chiesero a chi volevo fare gli auguri, visto che era Natale, io risposi: A Sandro Pertini, che allora era presidente".
Poi siete diventati amici.
"A una cena a Taormina dove io ero andata con Jerry Calà (allora suo partner, ndr) a casa di Pasquale Festa Campanile. Pippo stava con Alida Chelli di cui poi sono diventata grande amica. Quella sera, penso sia stato nel 1982, è cominciato un rapporto tra noi due che non è mai finito".
La chiamò al Dopofestival del 1994.
"Avevo appena fatto Domenica in, ero molto insicura, con me in conduzione c'erano Roberto D'Agostino e Renato Zero, un bailamme, pura anarchia, ma Pippo ci guidava con fermezza. A me, del resto, bastava stargli vicino. Finita la trasmissione andavamo a piedi sempre nella stessa trattoria di Sanremo e lui passava la notte a raccontare aneddoti spassosi della sua vita".
Vi incontravate spesso in quegli anni di successi televisivi?
"Sì, spesso. Quando lui stava con Katia (Ricciarelli) e io con Renzo (Arbore), ci vedevamo a casa nostra in via Cortina d'Ampezzo. Con Katia è stata più di un'amicizia, una sorellanza. Quando si sono lasciati, lui era distrutto, sono andata a casa sua per consolarlo".
Vi aiutavate anche nei momenti bui, di scontro con la Rai.
"Quando ci fu la rottura (dopo che l'allora presidente Enrico Manca definì la tv di Baudo nazionalpopolare, ndr), lui era veramente abbacchiato. Renzo mi disse che dovevamo fare qualcosa, allora organizzai una grande festa a casa di una nostra amica e invitammo anche Biagio Agnes: Katia cominciò a cantare le canzoni napoletane che il direttore della Rai amava e così in quella serata si sciolse la tensione con Pippo e la situazione andò un po' meglio".
Furono duri anche i momenti di passaggio tra Rai e Mediaset.
"Dovette ricompensare Berlusconi con un palazzetto per rompere il contratto e tornare in Rai. E ricominciare da zero, con grande umiltà. E questo dà la cifra dell'uomo che era e del grande amore per la televisione pubblica. Del resto la sua vita è sempre stata di alti e bassi perché lui era un uomo coraggioso e libero, capace di tener testa ai potenti, dire loro quello che pensava in faccia e subirne anche le conseguenze".
Ma Pippo le stava vicino anche nelle sue di gioie e dolori.
"Quando mi fidanzai con Nicola (Carraro, suo attuale marito, ndr) avevo paura di dirglielo, non sapevo se l'avrebbe approvato visto che Nicola faceva il produttore
cinematografico. Lui, invece, mi disse: Che bello, Nicola è un gran signore. E poi è venuto al nostro matrimonio. Che grande dolore la sua perdita, se ne va una parte di me. Con lui finisce un'epoca televisiva, ma resterà immortale".