Travaglino, l'anima dell'Oltrepò

C i sono almeno tre motivi che rendono l'Oltrepò Pavese un luogo magico. La sua forma a grappolo compatto che ne disegna geograficamente il destino enologico. Il suo trovarsi alla stessa distanza tra il Polo Nord e l'Equatore, in una sorta di linea di confine tra il freddo e il caldo. E soprattutto, per l'appunto, i suoi vini magnifici, classici e moderni al contempo.

Tra le aziende più significative dell'area c'è, a Calvignano, Travaglino che, con oltre 400 ettari di cui 80 vitati, vanta senza dubbio una delle più estese proprietà a corpo unico in collina (siamo sui 250-300 metri, con una esposizione a Sud-Ovest). I vitigni sono quelli classici del terroir, con gli autoctoni Croatina e Barbera e gli internazionali addomesticati Pinot Nero, Riesling, Chardonnay e Pinot Grigio.

Ricca la gamma di vini.

Che ha negli spumanti - tutti metodo classico - il suo punto forte: il Brut Gran Cuvée a base Pinot Nero (36 mesi di tiraggio), la versione rosata (Montecérésino Cruasé), la Cuvée 59 con Pinot Nero e Chardonnay e lo straordinario «cru» Vincenzo Comi, intitolato al fondatore: una cuvée di Pinot Nero e Chardonnay con 60 mesi almeno di tiraggio, prodotto solo nelle annate speciali: e la 2008 che abbiamo assaggiato lo è, mielosa, esotica, croccante di pane. Tra i bianchi fermi focus sul Riesling Campo della Fojada, minerale e stilisticamente assai «renano». Tra i rossi spiccano l'elegante Pinot Nero Pernero e la Barbera Campo dei Ciliegi che «piemontesizza» assai.

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