Tre eurodeputati si facevano pagare per votare leggi

Sono due socialisti e un popolare, tutti ex ministri nei loro Paesi (Slovenia, Romania e Austria). Due si sono già dimessi, il terzo dovrà presto farlo. Imbarazzo a Bruxelles

Il Parlamento europeo e l'Olaf, il servizio europeo antifrode e corruzione, hanno messo sotto inchiesta tre deputati, tutti ex ministri, due del gruppo socialista e uno del Ppe, che hanno dato prova di essere disposti a vendere il loro voto per far approvare emendamenti, in cambio di mazzette da decine di migliaia di euro.
È finita così la carriera politica del conservatore austriaco Ernst Strasser (55 anni, ex ministro dell'interno) e di due socialdemocratici, lo sloveno Zoran Thaler (49, ex ministro degli esteri) e il romeno Adrian Severin (57, ex vicepremier).
I tre sono stati incastrati dalle rivelazioni pubblicate domenica dal «Sunday Times», i cui giornalisti si sono spacciati per lobbisti e hanno offerto somme di denaro per far approvare in sede parlamentare provvedimenti verosimili ma inventati di sana pianta. Severin, secondo il settimanale, si è spinto a mandare una mail ai falsi lobbisti scrivendo: «Giusto per farvi sapere che l'emendamento che desideravate è stato depositato in tempo». Poco dopo ha emesso regolare fattura da 12.000 euro per «servizi di consulenza». Strasser invece si è definito lui stesso lobbista e ha indotto alcuni colleghi a presentare un progetto di emendamento in commissione parlamentare, chiedendo in cambio il pagamento di 25.000 euro.
Il giornale ha messo a disposizione dei servizi del Parlamento europeo un dossier che comprende una serie di registrazioni e di video.
Dura la reazione di quelle che sono le due maggiori famiglie politiche dell'Europarlamento. Il capogruppo socialista, il tedesco Martin Schulz, ha parlato di «vergogna», quello del Ppe, Joseph Daul, ha affermato che «chi non rispetta l'etica o la morale del Parlamento europeo non ha diritto di sedere qui».
Strasser e Thaler si sono dimessi già ieri. Severin invece si è «auto-sospeso» ma non ha compiuto il gesto di dimettersi.

Ieri sera ha avuto un colloquio con Schulz, stamattina è stato formalmente espulso dal gruppo di cui era uno dei nove vicepresidenti. «Ha avuto posizioni di alta responsabilità nel suo Paese e internazionali - ha commentato Schulz - spero che lasci il Parlamento per evitare di provocare ulteriori danni all'istituzione».

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